sabato 19 marzo 2011

Racconti gay: Sudore e piacere

Mario, un altro mio compagno di squadra, era alto circa 1 m e 80, magro, con i capelli castani, gli occhi marroncini da cerbiatto, la bocca sottile e seducente. Le gambe erano lunghe e muscolose, il petto e le spalle larghe e forti, gli addominali scolpiti e seducenti che declinavano lievi fino alla proboscide che aveva tra le gambe; il sedere era piccolo, stretto e intrigante.
Dopo l’avventura con Francesco avevo cominciato ad osservarlo ad ogni allenamento: quando si lavava sotto la doccia, si spogliava e rivestiva, sudava e correva sul campo.

L’eccitazione cresceva giorno dopo giorno. Bramavo sempre di più la sua pelle liscia e chiara, le sue mani lunghe e delicate; sognavo di abbandonarmi sul suo grembo, di toccare quel culo e palpare quel cazzo. Decisi che sarebbe stato mio, che l’avrei posseduto… proprio come avevo fatto con Francesco.
Una domenica pomeriggio andammo a giocare una partita in trasferta. Faceva caldo e in campo si moriva per l’afa. Alla fine del primo tempo venni sostituito insieme a Mario e andammo negli spogliatoi. Lo vidi deluso per la sostituzione e distrutto dalla fatica.
Scendemmo negli spogliatoi, che erano ben lontani dal campo, ed entrammo nel nostro. Entrando gli cadde di mano la bottiglia che portava e si chinò per raccoglierla. Vedere il suo sedere proiettato verso di me agitò in un secondo i miei istinti. “Ti voglio e oggi sarai mio…” pensai entrando dopo di lui e chiudendomi la porta alle spalle.


Avevo 45 minuti per sedurlo e fare sesso con lui: decisi di non perdere tempo. Mi sedetti di fronte a lui e mi tolsi la maglietta. Lui era stanco e accaldato, il sudore gli colava dai capelli corti e sottili sul volto e sul collo. Si tolse le scarpette, i parastinchi e i calzettoni.
“Togli quella maglietta…” gli ordinai quasi telepaticamente.
Si versò un po’ d’acqua sul viso e bevve ancora, prima di sfilarsi la maglia leggera. Era tutto sudato e lucido.
Mi sporsi verso di lui. – Caldo?- gli chiesi quasi sottovoce.
-Abbastanza… sto bollendo!- rispose sorridendo guardandomi negli occhi. – E poi sono stanco morto… mi fa malissimo il collo e le spalle, non ne posso più. – concluse facendo roteare la testa e strizzando gli occhi per il dolore. Era la mia occasione.
- Vuoi che provi a farti un massaggio? – gli sussurrai all’orecchio mettendomi al suo fianco.
Lui mi guardò strano e si allontanò un po’. Poi si riavvicinò e mi diede la schiena, sedendosi a cavalcioni sulla punta del lettino dei messaggi, lasciando dondolare le gambe avanti e indietro e inclinandosi leggermente in avanti. Mi sedetti dietro di lui nella sua stessa
posizione e iniziai a toccarlo.

Gli massaggiai il collo e le spalle con forza e delicatezza. – Bravo, proprio lì…. Devo aver preso un colpo… ah sì…. – ero eccitatissimo.
Presi l’olio per i massaggi e glielo spalmai sulle spalle. Massaggiai un’area sempre più grossa e mi avvicinai sempre più al suo corpo. Le mani scesero lungo la schiena, fino ai fianchi. Lo massaggiai anche sul ventre e vidi che non solo non reagiva ma si abbandonava sempre più, proprio come Francesco sotto la doccia. Adesso sudavo anche io. Decisi di provare il tutto per tutto e avvicinai le mie labbra al suo collo.
Lo baciai, mordendolo con le labbra. Lasciò cadere la testa all’indietro facendola appoggiare sulla mia spalla. Lo baciai sulla bocca con leggerezza. Poi allontanai la mia faccia dalla sua. Fu lui ad afferrarmi per i capelli e mettermi la lingua in bocca. Lo limonai e lo scaraventai a pancia in su sul lettino. Mi misi a cavalcioni sopra di lui, cominciando a leccargli il petto e i capezzoli. Gemeva dal piacere. “Questo è niente…” pensai scendendo con la lingua fino all’ombelico.
Gli sfilai i pantaloncini e le mutande lasciandolo completamente nudo, sudato ed eccitato. Mi spogliai completamente anche io.


Ripresi l’olio per massaggiare e iniziai a spalmarglielo sulle gambe, massaggiandole dai polpacci, alle cosce, agli inguini. Mi riempii le mani di olio e afferrai il suo cazzo.
Il suo pene era lungo più di venti centimetri ed era duro come un’asta di ferro. Iniziai a menarlo e segarlo con la mano destra e a toccargli la coscia con la sinistra. Gemeva dal piacere e venne quasi subito con schizzi di sperma. Approfittai del momentaneo smosciamento del suo membro per coricarmi sopra di lui e fargli sentire la durezza della mia verga contro il corpo.

Mi strusciai avanti e indietro sugli addominali facendomi così una sega su di lui. Portai, muovendomi con un discreto ritmo, le mie labbra vicino alle sue e gli misi la lingua in gola. Smisi di masturbarmi con il suo corpo e decisi che era ora di penetrarlo: Mario era ormai abbandonato al piacere. Gli feci piegare le gambe con facilità e gliele divaricai, facendogli appoggiare le cosce contro le mie spalle. Infilai due dita cosparse di olio nel culo e gli aprii l’ano a poco a poco. Quando lo sentii abbastanza divaricato, mi misi tra le sue gambe, infilandogli il pene nel buchetto.
Senza accorgercene ci trovammo a scopare nella posizione del missionario e l’olio rendeva la cosa eccitante, facile e per niente dolorosa. Il sudore che prima era di fatica era diventato di piacere.
La mia lingua correva sui suoi muscoli, passando tra i pettorali, gli addominali e insistendo con i denti sui capezzoli turgidi e dritti. Il mio pene faceva il resto.
Il suo membro era tornato dritto e pulsava per il piacere.
Venne di colpo, riversandomi sul petto una cascata di sperma caldo. Ma io ne avevo ancora e continuavo a dimenarmi dentro di lui.
Quando sentimmo che stavo per venire, alzò la testa e mi infilò la lingua in bocca mentre aumentavo il ritmo della penetrazione.
Il mio sperma inondò il suo antro e il bacio soffocò le nostra urla di piacere. Venne insieme a me una terza volta.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso le docce dove continuammo a toccarci e leccarci, fino a quando sentimmo il fischio finale della partita.