giovedì 25 agosto 2011

Racconti gay porno gratis: ah lorenzo quella notte


Non ero troppo sicuro di intraprendere quel viaggio in treno, alla scoperta del mio amore cibernetico, non ero sicuro di scendere a quella stazione ferroviaria in riva al lago, non ero affatto sicuro di volere quello che stava per accadere, ma sapevo che, giunto a tal punto, sarebbe stato ineludibile.-Scesi così dal treno, con l’angoscia del primo incontro, e ti riconobbi subito. Ci salutammo come si conviene a due adulti irreprensibili, solo una smorfia sui nostri volti, visti da una telecamera nascosta, avrebbe potuto scoprire i nostri sentimenti, la nostra agitazione.Ci avviamo verso l’uscita e ci soffermammo, in quel punto stupendo (era l’imbrunire), a guardare i meravigliosi colori del lago e la dolce risacca complice.Ti guardai fisso negli occhi e ti pregai: “Portami da te, presto”.Ci avviammo per il paesino verso la tua villetta e mi sembrava già quasi di conoscerla, tanto bene me l’avevi descritta. Tua moglie non c’era, come d’accordo ed io ero solo, solo con te finalmente.

Ricordo che non ti detti quasi nemmeno il tempo di chiudere l’uscio, che mi avvinghiai a te, ti abbracciai e mi sciolsi in un lungo bacio liberatorio. Le nostre labbra incollate, le lingue di fuoco, le tue mani sulle mie natiche, coperte solo da bermuda leggerissimi, i nostri sessi che, crescendo ed indurendosi, si sfregavano.
Cominciai a sbottonarti la camicia di seta, lentamente, mentre ci baciavano con passione. Lasciai la tua bocca e cominciai a percorrere il tuo corpo, con le labbra, con la saliva, lasciando una scia sul tuo collo, sugli addominali, sulla pancia. Fino a che mi inginocchiai davanti a te, scoprii il tuo sesso poderoso, lo baciai teneramente, leccando il glande lentamente, con passione, lo presi in bocca, cominciando un lento movimento con la lingua sul buchino. Era sempre più duro dentro di me Affondai la bocca fino in fondo, a nascondere tutto il tuo tesoro dentro di me; momenti dolcissimi, il tuo sapore stupendo e su e giù, continuamente, per assaporarti al meglio. Ed intanto tu, in piedi, gemevi e mi lasciavi fare. Lasciai il pene eretto e mi curai di leccarti attentamente e con amore le palle, gonfie per me, gli inguini già ricchi di umore.

Tornai sull’asta magnifica, con la cura di prima e tu, improvvisamente, mi prendesti la nuca e cominciasti a guidare la mia bocca verso il tuo sesso, a comandarne la velocità, a stantuffarmi con forza, decisione e passione. D’un tratto, ancora più forte, sentii il caldo del tuo seme, in bocca, in gola. Con avidità e non smettendo di ciucciare, bevvi tutto, fino all’ultima goccia, attesi che il tuo fremito finisse, lo tirai fuori e lo ripulii ben bene, con la lingua, da tutto ciò ch’era rimasto.-BR-Mi tirasti su e mi ringraziasti baciandomi di nuovo, più intensamente di prima, senza una parola.
“Dai ti accompagno a fare la doccia” mi dicesti, “per rinfrescarti”. Ti seguii abbracciato a te e completamente tuo.-
In bagno, prima della doccia, volli fare un gioco che avevo desiderato ed al quale eri ritroso. Ti condussi davanti al water, ti presi in mano il fardello e ti pregai di fare pipì. Non volevi, ma ti guardai con aria amorevole e supplice ed accondiscendesti. Ti reggevo l’uccello mentre la facevi, alla fine feci cadere le ultime gocce e di nuovo portai la mia bocca sul tuo tesoro e lo asciugai, bevendo quelle gocce salate rimaste a bagnare il tuo pene.
La doccia scorreva copiosa, sul mio corpo, tonificante. Entrasti anche tu, cominciasti ad insaponarmi baciandomi. Feci per toccarti ma tu non volesti “Tocca a me” dicesti. Mi lasciai fare, cominciasti a masturbarmi e ad insinuarti con le dita dietro le mie terga, ben conscio della mia verginità. Più volte con le dita entrasti dentro di me, con saponi ed emollienti, ed io sentivo giungere quel momento tanto desiderato. Poi mi asciugasti, mi ungesti con delle creme speciali, in special modo quella parte del corpo, frutto del tuo desiderio. Mi vestisti con la tua vestaglia da camera, bellissima, ed andammo in sala da pranzo, a consumare una frugale cena.-BR-Dopo la cena, un po’ di chiacchiere, carezze, un whisky. Era ora di andare.


Mi prendesti per la mano, mi conducesti a letto; sdraiato lì, finalmente con te, nudo per me. Cominciammo le effusioni, lunghe, tenere, complici. Giocai con il tuo pene fino a che decidesti che era delle dimensioni giuste. Mi chiedesti di fare tutto quello che mi avresti detto. Scesi dal letto, dietro tuoi comandi, appoggia le mani sul letto, divaricando le gambe. Volevi prendermi così la prima volta, dicesti. Con amore mi ungesti il buco come sapevi fare, iniziasti un’opera maestra a me sconosciuta, ma eccitantissima, quando entravi ed uscivi con le tue dita da me.

Poi sentii le tue mani forti su di me, la punta del tuo pene cominciare a spingere sul mio buchetto ormai allargato dalle mille carezze. Spingesti un po’ e provai dolore. Tornasti indietro, con affetto, poi di nuovo provasti, ed opposi meno resistenza. Allora un colpo, un dolore lancinante, ma eri dentro di me, tutto. Ti fermasti, forse per farmi abituare a quella presenza. Io cominciai a gemere ed a muovermi. Capisti che era fatta e , lentamente, cominciasti quel lento su e giù dentro di le mie viscere ed io iniziai a roteare per meglio averti dentro e sentirti.. Era bellissimo, ero in estasi e tu mi montavi straordinariamente, dandomi un gusto inimmaginabile. Durò a lungo, quanto non so. Finché cominciasti a muoverti dentro di me più veloce, dentro e fuori, dentro e fuori. Improvvisamente sentii un gran caldo dentro di me, il tuo seme pervadeva il mio antro, che avevi voluto possedere, finalmente, contemporaneamente venni inondandoti il letto.Lo tirasti fuori, mi girasti e tutto si concluse con solito rito della pulizia del tuo bene nella mia bocca vogliosa.
Ti ringraziai baciandoti. Sarebbe stata solo la prima volta di quella notte e delle altre tre notti che ci attendevano.