domenica 10 luglio 2011

Racconti gay: padrone in mutande

Racconti gay: padrone in mutande
Non entro mai in chat per cercare maschietti, quelle rare volte che voglio farmi un ragazzo passivo aspetto che la cosa capiti da sé. Una volta però ci entrai, nella chat, e successe qualcosa di cui un po' mi vergogno ma che mi procurò un tale arrapamento che ve la voglio raccontare.
Era una sera d'inverno, un paio d'anni fa, ero solo e mi rompevo, fuori pioviccicava, una vera schifezza di giornata. E in più mi riveniva voglia di scoparmi qualcuno, anche perché Stefania sarebbe tornata solo il giorno dopo. Stavo in mutande a casa, come sempre, e non sapevo proprio che cazzo fare; ero stato in palestra a lavorare e ad allenarmi per cinque ore nel pomeriggio e adesso ero accaldato e volevo sfondare il culo di qualcuno.

Allora penso di visitare una chat gay, per vedere che personaggi vi si possono trovare. Entro con lo stesso pseudonimo che uso qui, e aspetto. Qualcuno mi contatta, gente assurda che mi chiede dove abito senza che neanche ci conosciamo, oppure mi domanda se vesto in pelle e fregnacce simili. Sto quasi per spegnere il computer, quando si apre una nuova finestra, il tipo si chiama Stefano e la cosa mi diverte. Mi chiede: "come sei". Rispondo: "nudo in mutande". Lui: "Veramente intendevo fisicamente". Io: "178, 82, biondo". "Corporatura?" "Muscoloso, sono un istruttore". "Di che?" "Di palestra" "Sei attivo?" "Cazzo se sono attivo" "Magnifico! Ma è vero che sei nudo?" "Certo, che racconto balle?" "No, dico, non senti freddo?" "Sto a morì dal caldo" "Stupendo, io sto tremando, oggi saranno zero gradi, io sto con maglia e felpa e termosifoni a palla" "Io ho la finestra mezza aperta" "Sublime... Senti, verresti da me a umiliarmi nudo?" "Come umiliarti?" "Tipo padrone-schiavo" "Spiegati" "Tu vieni da me e mi fai quello che vuoi" "Tipo?" "Mi prendi a calci, mi schiaffeggi, mi fai succhiare il cazzo, mi pisci addosso, mi fai leccare i piedi sporchi, mi umili a parole e con la tua forza ecc." A questo punto avrei dovuto staccare e mandarlo affanculo, ma mi accorsi di una cosa: mi stavo eccitando di brutto ma di brutto. Ero quasi sorpreso dalla cosa: non mi era mai capitato un masochista che mi chiedesse di farlo a pezzi, ma ora che succedeva mi stava arrapando, mi piaceva eccome. Così finii per accettare. Dissi che sarei venuto subito da lui e lo avrei distrutto. Lui impazzì di gioia e mi diede il suo indirizzo.

Mi chiese come mi sarei vestito. Io capii l'antifona e gli dissi: "Vengo in tuta da ginnastica e sotto niente, solo slip, non metto neanche le calze". Detto fatto mi vesto così, esco, prendo il motorino e vado dal frocio masochista, era piuttosto vicino. Stavo veramente con la tuta da ginnastica a carne, giuro che non avevo freddo (Stefania mi chiama orso polare...). Mi accoglie con un sorriso e gli brillano gli occhi. Era leggermente grasso, ma carino, occhi verde chiaro, capelli castani, avrà avuto un paio d'anni più di me, che ne avevo allora 23 e mezzo. Era gentile e delicato, anche lui era in tuta con sopra una felpa pesante, ma il culo era ben visibile, prima cosa che osservai, ed era grande e sodo, un culo da femmina coi fianchi larghi. Mi resi conto che con lui non era il caso di fare complimenti, voleva essere maltrattato e così avrei fatto, subito. Appena mi si avvicina per salutarmi, lo allontano con un colpo di mano sul petto che lo sbatte al muro. "Adesso mi spoglio, frocio", gli dico, "e tu apri le finestre che qui si more dal caldo". Detto questo mi tolgo la tuta e rimango in slip, scalzo. Lui mi guarda e mi tocca timidamente i muscoli del braccio. Io allora lo stringo da dietro intorno al collo e lo minaccio di morte se non fa tutto quello che voglio. Risponde credo realmente spaventato che lo farà, ma sicuramente gli piaceva. Anche perché io ero già eccitato fracico e mentre lo stringevo gli facevo sentire la verga durissima su quel culo grande e femmineo.

Lo lascio andare, lui va ad aprire le finestre ma si lamenta che ha freddo. Io allora gli dò uno schiaffone in faccia e lo insulto, gli dico che è una femminuccia schifosa e che quindi me lo inculerò tutta la sera, di brutto. Lui è soggiogato, la cosa funziona, lo vedo tremante e sottomesso, pure lui arrapato come non mai. Si mette carponi e mi lecca i piedi, lodandone le misure molto grandi. Io lo lascio fare per un po', poi gli dò un calcio forte in faccia col piede nudo, facendogli male. Poi gli ordino di riprendere a leccarlo, sotto la pianta, bene, anche se è sporca. Lui accetta felice, e allora di nuovo lo colpisco, continuo a prenderlo a calci, facendogli male ma non troppo, se no l'ammazzavo... Dopo, di nuovo dovette rigorosamente leccarmi i piedi, mentre mi sbracavo sul divano. Poi continuammo così per un po', lo schiaffeggiavo e lui doveva baciarmi la mano che l'aveva colpito, doveva ringraziarmi, e poi diceva di essere inferiore in tutto, di meritare la morte ma chiedeva pietà, ammetteva di essere come una troia che doveva essere usata da me a piacimento. Cazzo, quanto mi eccitava questa storia! Adesso a ripensarci mi vergogno un po', ma quanto mi sono arrapato! Poi era fissato con la storia del freddo, a un certo punto lo costringo a togliersi quella felpa assurda e lui supplica di no, dice che le finestre sono tutte aperte e c'è corrente, allora mi incazzo e lo prendo per i capelli, gli schiaccio il viso sul mio pube e lo spingo fino a soffocarlo.

Lo riempio di sberle in testa, poi tiro fuori il cazzo che avevo duro fino all'impossibile e gli ordino di succhiarmelo per un'ora, tutto il cazzo dentro senza tirarlo fuori mai e semza respirare. Lui è stordito ma gode, lo vedo, e ingoia il cazzone che era così duro come un palo che faticavo a non venire. Gli tengo dentro il cazzo e me lo scopo, gli scopo la gola forte, fermandomi quando stavo per venire, ma impedendogli di togliersi il cazzone dalla gola. Lui a un certo punto stava proprio soffocando, ma io non tolgo la presa e deve subire. Lo scopo di nuovo forte in gola e alla fine sborro un litro di sperma in quella cavità passiva e fremente. Lui riesce a liberarsi e comincia a tossire, si riprende a fatica. Lo guardo mentre annaspa e mi fa pena, mi domando come ho fatto a fargli tutte quelle cose, ero veramente arrapato e fuori di me... Quando si è ripreso, a me mi viene voglia di pisciare, come spesso succee dopo la sborrata, e mi alzo davanti a lui, anzi sopra di lui che stava in ginocchio sul tappeto, prendo la mira e lo riempio di piscio in testa. Lui all'inizio si scosta, ma poi subisce anche la cascata di piscia, anzi se la fa piovere in faccia, in bocca, dovunque. Riceve totalmente passivo il mio piscio, e fu una pisciata lunga, poi quando ho finito mi ferma la mano con cui volevo sgrullarmi e riprende in bocca il mio cazzo, succhiando le ultime gocce di piscio, con gusto, ciucciandomi bene la cappella (dimenticavo di dirvi che sono circonciso). Io un altro po' e mi eccitavo di nuovo, avevo il cazzo pronto a risvegliarsi, certo non subito, ma le basi erano buone. Stefano mi chiede di umiliarlo ancora, si sente una merda totale, mentre io - dice - sono il suo dio padrone col cazzo duro i piedi e i muscoli. "Fra poco ti inculo", gli preannuncio, e intanto esco sul terrazzo a prendere un po' d'aria, stavo soffocando, teneva i termosifoni al massimo. Lui si cambia velocemente, si ricopre subito con altre felpe, e allora io gli strappo i pantaloni della tuta e gli ordino di stare a culo nudo davanti a me.

Lui si vergogna, davvero, e io lo costringo a non tirarsi su i pantaloni, mi siedo davanti a lui e lo guardo ironicamente, mentre mi tocco il cazzo con la mano per farlo tirare su. Gli dico che ha un cazzo piccolissimo, che il suo culo invece è bello grande da femmina porca, un culo dove infilare spranghe di ferro. "Perché non stai sempre tutto il giorno con un paletto nel culo, frocio?", gli chiedo. "Uno come te dovrebbe tenere sempre una spranga in culo, oppure farsi inculare continuamente, sei solo due buchi da riempire, una bocca e un culo da impalare". Lui resta tremante e vibra di piacere per ogni cosa che gli dico e gli faccio. Insomma, dopo un po' di queste storie il pisello mi si risveglia sul serio, anche se l'eccitazione mentale non si era mai spenta. Stefano mi bacia subito la cappella, dice che è grande come piace a lui, e io lo atterro con il piede e lo tengo fermo calcandogli il piede sul petto. Lui mi ringrazia, mi chiede in delirio di farlo a pezzi, mi prende il piede e lo bacia, fra le dita, lo succhia, io lo schiaccio sulla gola con la pianta forte, fino a farlo urlare. "Ora basta", dico, lo rivolto come un pupazzo e gli metto la cappella fra le chiappe (rimaste sempre scoperte), e spingo senza lubrificare. Lui cerca di sottrarsi, capisce che gli avei fatto male sul serio. Ma io sono molto più forte e lo tengo fermo come fosse un bambino.


Gli alzo il culo prendendolo per i fianchi, spingo il cazzo nel suo buco e comincio a dare gran colpi. Lui urla, poi piange, e più si lamenta più mi arrapo. Spingo, spingo, alla fine entro un po', la cappella dura è entrata, piano piano comincia a entrare anche la canna e spingo ripetutamente, preso da una foga davvero animale. Dopo poco il cazzone era tutto dentro quel culo che comincia a subirlo senza tregua. Me lo inculo, giuro che lo ho impalato con una violenza che non ho mai praticato a questo livello. Gli facevo male da morire, e godevo talmente tanto che sono venuto prima del mio tempo normale, piuttosto lungo, credetemi. Ho proprio sfondato quel culo grande da femmina e gli ho lasciato dentro tutto quello che avevo nelle palle, tutto, senza sconti. Ho scaricato i miei coglioni interamente in quel culo enorme che andava violato assolutamente e senza pietà.
Alla fine però ero stanco, e pure un po' disgustato da me stesso. Mi sono rivestito e me ne sono andato senza degnare Stefano di una parola, ho giurato che non avrei mai fatto una cosa simile un'altra volta. Insomma, si scoprono cose di se stessi che non ci si aspetterebbe.