Dopo la maturità che si era conclusa con un discreto successo, lavorai tutta l’estate al mare come stagionale per mettere da parte i soldi per il mio sogno di fare un viaggio negli USA.
Ad ottobre avevo risparmiato molto, ma non abbastanza per il mio viaggio. Fortunatamente mio padre, visti i buoni risultati ottenuti, decise di sponsorizzarmi.
Passai due mesi ad organizzare il mio tour: Miami, Key West, Orlando, New Orleans. E finalmente partii il 18 febbraio 1980. La data è storica perché è stato il mio primo viaggio da solo oltreoceano ed aveva tutto il fascino e le aspettative dei miti “on the road” di Kerouac.
Arrivai a Miami e ritirai la macchina che avevo noleggiato, una Chevrolet Chevette di una bruttezza unica, marrone con gli interni in similpelle rosso! Comunque ero sulla strada, armato di piantine, itinerari, indirizzi e sogni.
Ovviamente non vi racconterò tutto il viaggio che è stato straordinario, ma solo l’ultima sosta che è stata memorabile: New Orleans.
Nel piano del viaggio la sosta a New Orleans aveva due obiettivi uno il Jazz Dixie che cominciavo ad apprezzare e che ancora oggi è una delle musiche che preferisco, l’altro era lo spettacolare carnevale ed in particolare la festa del Mardì Gras.
Arrivai a New Orleans la domenica, mi sistemai al B&B che avevo prenotato non lontano dal quartiere francese dove si trovano i migliori locali. Girai per la città che ferveva in attesa della sfilata di Carnevale prevista per il Martedì. Tutti mi avevano detto che era straordinaria, ma credo che nessuno si riferisse a quello che sperimentai.
Il martedì mattina tutta la zona era invasa da gente con i costumi più strani. A metà mattinata cominciò la sfilata, all’ora di pranzo mi avviai verso l’uptown district, che sapevo essere la zona gay. Nonostante il periodo il tempo era bellissimo e la temperatura quasi estiva per cui ero in giro in bermuda e maglietta. Mentre passeggiavo per le strette stradine tutte portici e balconate notavo vari gruppi che si fermavano sotto i balconi dai veniva lanciato qualcosa. Mi avvicinai incuriosito, mentre cercavo di capire da un balcone sopra di me sentii gridare: “Ehi, baby! Show us your dick!” Alzai gli occhi su un gruppo di ragazzi che a torso nudo ed in calzoncini mi stavano guardando. Non ero sicuro di aver capito bene e risposi “Sorry?” e quelli ridendo ripeterono la richiesta “Facci vedere il cazzo!” A questo punto la richiesta era chiara, ma non sapevo se era un gioco di parole o una richiesta effettiva. Intanto che riflettevo i ragazzi dal balcone adocchiarono un altro ragazzo che passava e gli fecero la stessa richiesta. Mi voltai a guardare e vidi che il tipo, senza alcun problema si abbasso pantaloni e mutande mostrando al gruppo del balcone il suo uccello. Scattò l’applauso ed il tipo andò sotto il balcone a pretendere la sua ricompensa, infatti i ragazzi gli gettarono un paio di lunghe collane di perle colorate che subito il tipo si arrotolò intorno al collo mentre si allontanava ridendo. Ero rimasto in mezzo alla strada imbambolato. Dal balcone mi arrivò il terzo invito: “Ehi baby, are you bashful? Take out your cock!” (Ehi ragazzo, sei timido? Tira fuori il cazzo!). Squadrai il gruppetto, sorrisi, poi mi slacciai i bermuda e tirai fuori il cazzo dalle mutande. Applauso e lancio di collane che afferrai al volo. Stavo per salutare ed riprendere la mi passeggiata quando uno dei ragazzi mi gridò: “Sweetie! What about your ass?” Voleva vedere il culo. Bene. Perché no pensai. Mi girai e abbassai bermuda e mutande mostrandogli le chiappe. Applausi e fischi. E altre collane. Indossai il mio bottino e dopo aver salutato ripresi a camminare in mezzo alla gente.
Mi resi conto che ad ogni capannello che incontravo la scena si ripeteva. Infatti vidi moltissimi ragazzi calarsi pantaloni e mutande e ricevere in premio le loro collanine. C’erano ragazzi che ormai ne avevano al collo decine. Lo spettacolo era estremamente divertente ed eccitante. Passai l’intero pomeriggio a guardare cazzi e culi ed a mostrare il mio uccello a destra e a manca ed anch’io a sera avevo un discreto bottino di collanine.
Era scesa la sera e la festa entrava sempre più nel vivo. Ora le strade erano strapiene di gente, tanto che in alcuni punti non potevi decidere dove andare, ma solo seguire la folla. Seguendo un onda di piena mi infilai nell’ennesima stradina. Di nuovo la scena si ripeteva. Un capannello di ragazzi fermi sotto una balconata sulla quale un gruppo di persone gridava ed applaudiva. Arrivato in prossimità del gruppo mi svincolai dalla fiumana e mi avvicinai, mi sporsi ad osservare immaginando di vedere l’ennesimo striptease improvvisato, invece in mezzo al gruppo c’erano un ragazzo con i calzoni alle caviglie e inginocchiato di fronte a lui un altro tipo che gli stava succhiando l’uccello con grande gusto. Rimasi imbambolato a guardare mentre sentivo un certo calore farsi strada nelle parti basse. Tutti applaudivano. Qualcuno si era tirato fuori l’uccello e se lo menava. Dal balcone i ragazzi incitavano la coppia. Il ragazzo cominciò ad ansimare e dopo poco venne nella bocca dell’amico, che si bevve tutto. Grida di giubilo, fischi ed applausi. Poi il gruppo si sciolse ed anch’io ripresi la via.
Ormai era passata mezzanotte. Avevo girato parecchi locali e bevuto qualche birra. L’atmosfera era fantastica e la gente che era in giro a divertirsi non accennava a diminuire. Dovunque guardassi vedevo ragazzi abbracciati impegnati a baciarsi ed accarezzarsi. Era incredibile. Nessuno si preoccupava della gente. Molti ragazzi che avevo incrociato mi avevano abbracciato e baciato. Molti mi avevano palpato il culo o strizzato l’uccello. Ero di nuovo in strada. Altra svolta. Altro balcone. Da sopra un ragazzo mi gridò: “Ehi blondie! Show me your nipples!” Voleva vedere i capezzoli. Sorrisi e sollevai la maglietta titillandomi i capezzoli dopo essermi leccato le dita. Dal balcone partì la solita bordata di fischi ed applausi. Mi avvicinai per avere la mia collanina, ma il ragazzo che aveva parlato per primo disse: “Se vuoi la collanina devi toglierti la maglietta.” Un po’ perché la serata si era fatta calda, un po’ per le birre che avevo in corpo non ci pensai nemmeno un istante e mi sfilai subito la t-shirt. Altri applausi. Intanto un po’ di ragazzi si erano fermati formando il solito capannello ed applaudivano. Mi girai ed inchinandomi ringraziai il pubblico. A quel punto dal balcone parti un coro ritmato: “Naked! Naked! Naked!” (Nudo!) al quale si unirono subito anche i ragazzi in strada. Avevo la maglietta in mano. Girai su me stesso e la lancia in mezzo alla piccola folla che si era formata, un bel biondo l’afferrò al volo e la sventolò in aria. Poi sorridendo ed ammiccando cominciai a slacciare i bermuda, li abbassavo e li ritiravo su, scatenando entusiasmo e delusione. Ero eccitatissimo. Tutti quei ragazzi che mi guardavano. Dal balcone battevano ritmicamente le mani e mi incitavano “Go on! Go on!” Abbassai i bermuda e li sfilai restando in mutande, cercai con occhi il biondino che aveva la mia maglietta e gli lancia anche quelli. Il coro continuava. Ora c’erano parecchie persone a guardare. Mi accorsi che molti avevano la macchina fotografica e continuavano a scattare foto. Avevo il cazzo in tiro che premeva contro l’elastico delle mutande. Infilai le dita nelle mutande ed in un sol colpo le abbassai fino alle caviglie, sfilai una gamba e sollevando l’altra le porsi all’amico biondo che le afferrò mettendole insieme al resto. Tutti applaudivano! Fischiavano! Il gruppo si era stretto intorno a me per poter vedere meglio o scattare le foto. Ora in pratica ero nudo, in mezzo a una strada, circondato da parecchie decine di ragazzi. Dal balcone cominciarono a gettare collanine, che tutti raccolsero e vennero a mettermi al collo. Nel trambusto c’era chi mi abbracciava, chi mi baciava, chi mi dava una strizzata all’uccello o una manata sulle chiappe. In breve sentii decine di mani che mi palpavano dappertutto. Ed anche decine di cazzi, che usciti dalle mutande mi si strusciavano addosso. Ero eccitatissimo dalla situazione. Poi pensai che non avevo più i vestiti e che li avevo dati ad un perfetto sconosciuto! Mi prese il panico.
Mi guardai in giro freneticamente. Ma non riuscivo a svincolarmi dal tutte quelle persone! Poi una mano mi afferrò la spalla. Mi voltai. “Are you looking for your clothes?” Era il biondino con i miei vestiti che afferratomi per un braccio mi trascinò in un portone e mi spinse su per una scala. Ci fermammo al primo pianerottolo. Ansimando lo ringraziai. Lui mi diede la mia roba ed io mi rivestii.
Sorrisi al ragazzo e mi presentai. Lui, Michael, mi disse se volevo salire in balconata. Risposi di sì. Non avevo nessuna voglia di tornare in mezzo a quella folla. Salimmo un'altra rampa di scale ed entrammo in un appartamento pieno di gente. Fui accolto da un caloroso applauso e da molte pacche sulle spalle. Uscito sul balcone mi resi conto che era il balcone da cui era partito tutto. Il primo ragazzo, quello che all’inizio voleva vedere i capezzoli, si avvicinò e complimentandosi mi afferrò dietro la nuca baciandomi lingua in bocca. Poi mi offrirono da bere. Iniziarono a farmi domande, credo per via del mio accento, dissi che ero italiano, in vacanza dopo il diploma. Anche molti di loro avevano la mia età o poco più. Anche Michael era della compagnia ed era sceso in strada solo per vedere meglio il mio spogliarello e fare qualche foto.
L’ambiente era caldissimo. In ogni angolo c’erano ragazzi che si divertivano. Tornammo sul balcone ad adescare qualcun altro. Provai l’ebbrezza del lancio delle collanine ad un bel ragazzo di colore che ci aveva deliziato con un cazzo enorme.
Stretti uno accanto all’altro appoggiati alla balaustra, complice lo spettacolo che si svolgeva in strada, avevo di nuovo il cazzo in tiro.
Una ragazzo alla mia destra si appoggiò con il braccio sulla mia spalla lasciando cadere la mano sul mio petto. Poi con nonchalance prese a carezzarmi i capezzoli. Mi girai a sorridergli. E lui fece altrettanto. Poi mi fece scivolare la mano lungo la schiena e la infilò sotto la maglietta accarezzandomi. Lentamente sfiorava il bordo dei bermuda, poi provò ad infilare la mano. Siccome non ci riusciva mi slacciai i pantaloni. Sentii la mano calda che, infilatasi nelle mutande, mi carezzava il culo. Preso dall’eccitazione mollai i bermuda che caddero fino alle caviglie. Michael che era comparso sull’altro lato mi guardò, poi si abbasso e me li sfilò lasciandomi in mutande. Siccome i balconi sono in ferro dalla strada potevano vedere tutto e qualcuno si fermo a naso in su. Mi girai verso il ragazzo alla mia destra e lo baciai, intanto smanettavo per slacciargli i jeans, infilai le mani e trovai le mutande ben riempite da un signor cazzo. Iniziai a massaggiarlo da sopra le mutande. Michael si mise alle spalle dell’amico e gli abbasso i jeans fino a toglierglieli lasciando anche lui in mutande. Dalla strada arrivavano applausi e fischi. Ora ci stringevamo strusciando i nostri cazzi uno contro l’altro. Altri ragazzi sulla balconata si erano avvicinati e ci guardavano ridendo.
Poi qualcuno grido: “All in briefs!” (Tutti in mutande!) e tutti i ragazzi che erano sul balcone si levarono i pantaloni restando in mutande. Molte mutande faticavano a nascondere i cazzi in erezione che facevano capolino dagli elastici. Io avevo infilato le mani nelle mutande del mio partner e gli palpavo le chiappe ed accarezzavo il buco del culo, lui si stringeva contro di me, poi si staccò, mi guardò e si mise in ginocchio e iniziò a leccarmi l’uccello da sopra la stoffa delle mutande. Vidi Michael che si era tirato fuori l’uccello e si masturbava. Allungai una mano e glielo afferrai cominciando a segarlo. Ormai non importava a nessuno che dalla strada urlassero e fischiassero. Sentii che mi tiravano fuori il cazzo dalle mutande e subito dopo una calda bocca che lo accoglieva succhiando e leccandomi la cappella. Qualcuno mi abbasso le mutande sul culo e sentii subito un cazzo che si strusciava tra le mie chiappe. Michael intanto aveva infilato una mano tra le mie coscie e mi palpava le palle. Attorno a noi gli altri ragazzi avevano i cazzi in mano e se li menavano.
A quel punto non potevamo continuare a stare sul balcone, un po’ perché era scomodo, ma anche per via della folla che si era radunata in strada. Entrammo in casa praticamente avvinghiati. Appena dentro uno degli altri ragazzi si avvicinò a labbra dischiuse e cercandomi la bocca mi infilò tutta la lingua dentro io succhia con gusto subito dopo ricambiato. L’amico del balcone si era ripreso il mio cazzo in bocca a continuava un pompino favoloso. Io non avevo mollato il cazzone di Michael che era in estasi stimolato dalla mia sega e da un altro ragazzo che gli stava leccando il culo. Accanto a noi altri due ragazzi si erano messi a terra e si esibivano in un magistrale 69. Il ragazzo che mi stava spompinando si sollevò e mi baciò. Era il mio turno. Mi abbassai e gli presi in bocca il grosso cazzo già umido. Era piuttosto grosso, ma riuscii ad infilarmelo bene in bocca ed iniziai ad andare su e giù succhiando e leccando tutta quella bella asta di carne. Vidi che alle sue spalle si era posizionato un altro ragazzo ed era intento a leccargli il buco del culo mentre io gli succhiavo l’uccello. Mentre lo succhiavo gli tenevo il cazzo tra le mani e le muovevo su è giù. Poi con un dito gli stimolavo la piega tra le palle ed il buco del culo, ogni tanto l’altro ragazzo smetteva di leccare il culo e mi succhiava il dito. Poi presi ad accarezzare anch’io quel buchetto caldo ed umido della saliva delle leccate. Piano provai ad infilarlo, il ragazzo mugolò spingendo in fuori le chiappe. Infilai tutto il dito, poi lo ritirai fuori, sembrava che lo sfintere non volesse lasciarlo andare. Tornai ad infilarlo nel culo e subito sentii il dito dell’altro ragazzo che cercava di infilarsi accanto al mio, premette un po’ fino ad entrare. Insieme lo fottevamo con le dita, e all’amico sembrava piacere parecchio. Avevo sempre in bocca il cazzo, ma vidi che accanto a me c’era anche l’uccello di Michael cosi iniziai ad alternarmi a succhiare un po’ l’uno un po’ l’altro. In un attimo i cazzi diventarono tre, poi quattro. Succhiavo come un pazzo. Il ragazzo del balcone intanto si era sdraiato a terra con il culo sollevato ed avvicinandosi aveva ripreso il mio cazzo in bocca, mentre si faceva fottere dalle dita dell’amico. Se guardavo intorno c’erano scene di pompini e slinguate ovunque. I, ragazzo mi lasciò l’uccello ed avvicinandosi all’orecchio disse “Fuck me!” (Fottimi!). Non persi tempo. Lasciai tutti quei cazzi e mi misi dietro di lui l’altro ragazzo mi sorrise e gli aprì le chiappe, appoggiai la cappella sul buco del culo e spinsi, entrai senza grosse difficoltà e iniziai a scopare con lenti affondi, non volevo venire subito. In quella posizione sia Michael che gli altri mi vennero di nuovo intorno con i loro cazzi durissimi e ripresi a succhiarli mentre fottevo il loro amico. Qualcuno mi si mise dietro a leccarmi il culo. Uno dei ragazzi che stavo succhiando piegò Michael a 90 e gli schiaffò il cazzo in culo iniziando a scoparlo con foga.
Intorno ormai era sesso selvaggio, un ragazzo era su un divano di schiena a gambe larghe, mentre altri tre si alternavano a trapanargli il culo ed un altro se lo faceva succhiare. In un altro angolo un gruppo era impegnato in un 69 a quattro.
Io continuavo a scopare il tipo sotto di me, poi cominciò ad ansimare e sborrò sul pavimento accasciandosi. Michael si tolse dal culo il cazzo dell’amico mi sdraiò sul pavimento e preso il mio cazzo se lo infilò su per il culo e prese a cavalcare come un forsennato. Ero al limite. Un altro dei ragazzi venne a mettersi sul mio torace e mi porse il cazzo da succhiare. Glielo leccai e succhia per bene. Poi si alzò e messosi dietro a Michael appoggiò la cappella al buco del culo già occupato dal mio uccello, iniziò a spingere, Michael gemeva e si lamentava, ma non si sottraeva. Spinta dopo spinta riuscì ad infilare il cazzo accanto al mio. Michael sembrava in trance completamente riempito da quella doppia inculata. Era la prima volta che mi capitava. Sentire il cazzo dell’altro ragazzo stretto al mio, che pulsava, e si strusciava mi fece perdere il controllo, dopo un altro paio di affondi sborrai riempiendo quel bel culetto di sborra calda. Anche l’altro ragazzo innaffiò l’intestino della nostra vittima con una copiosa sborrata, sentivo tutto quello sperma che mi colava sulle palle e tra le coscie. Sfinito mi rilassai. Chiusi gli occhi. Sentii che il ragazzo se ne andava tirando fuori il cazzo dal culo di Michael, poi anche lui si sollevò e si allontano. Restai sul pavimento impiastricciato di sborra, mentre sentivo i mugolii ed i gemiti delle altre coppie. Stanco e soddisfatto mi addormentai…..
Doveva essere mattino inoltrato quando mi risvegliai. Ero sempre sul pavimento, ma qualcuno mi aveva adagiato addosso una coperta. Mi alzai su un gomito, intorno nel soggiorno non c’era nessuno. Sentivo però rumore di stoviglie provenire da qualche angolo della casa. Volevo alzarmi, ma ero ancora nudo e non riuscivo a trovare i vestiti. Mi avvolsi nella coperta e mi alzai cercando un bagno. In quel momento entrò Michael, mi tornò alla mente la doppia scopata della sera prima ed il mio uccello ebbe un sussulto. “Hi. Did you have a good sleep ? Good morning! Would you like to have some breakfast?” Gli risposi che si avevo dormito bene e che qualcosa da mangiare non mi sarebbe dispiaciuto, ma prima avevo bisogno di un bagno.
Mi accompagnò nel retro dell’appartamento indicandomi il bagno. Feci una bella doccia, poi vestito dell’asciugamano che avevo trovato in bagno tornai verso la cucina.
Michael eri in piedi a preparare uova e pancetta, mi offrì del succo d’arancia, poi iniziammo a parlare. Scoprii che viveva in quell’appartamento con altri due ragazzi, uno era quello che la sera prima mi aveva chiesto all’inizio di vedermi i capezzoli e si chiamava Mark, l’altro era quello che mi ero scopato per primo e rispondeva la nome di Erik. Entrambi stavano ancora dormendo da qualche parte.
Facemmo colazione. Poi cercammo i miei vestiti. Trovai tutto tranne le mutande. Mi vestii e ringraziando Michael per l’indimenticabile serata gli dissi che sarei tornato al mio albergo. Mi chiese quanto mi sarei trattenuto ancora. Risposi che sarei partito il sabato successivo. Mi guardò con un mezzo sorrisetto sul viso poi mi disse: “Perché non vieni a stare da noi fino a quando parti. Così risparmi sull’albergo.” Da buon italiano complimentoso risposi che non volevo disturbare. Ma lui subito disse che non era affatto un disturbo, ed aggiunse che avrei dovuto adattarmi e dividere la stanza con loro. Lo guardai sorrisi ed accettai.
Ci mettemmo d’accordo, io sarei tornato in albergo a prendere la mia roba ed a saldare il conto, mentre Michael avrebbe avvisato gli altri. Ci saremmo ritrovati tutti per l’ora di pranzo. Ci abbracciammo ed uscii.
A mezzogiorno ero di ritorno all’appartamento di Michael e dei suoi amici. Bussai e venne ad aprirmi Erik che subito mi abbracciò, felice che mi fermassi qualche giorno con loro. Anche Mark mi accolse con grande simpatia. Andammo a mangiare degli hamburger in un posto li vicino e chiacchierammo tutto il pomeriggio; della scuola, delle nostre famiglie, dei nostri sogni.
Scesa la sera tornammo a casa ed io sistemai la mia roba nella stanza da letto dove c’erano tre letti, mi chiesi dove avrei dormito. Poi i ragazzi proposero di andare in un locale. Feci una doccia, mi cambiai e raggiunsi gli altri.
Ci recammo in un bar ai limiti del quartiere francese, ovviamente gay, c’era decisamente una bella atmosfera: musica, birra e tutti erano molto spensierati. Tutto molto diverso dalla bigotta Italia!
Mangiammo, bevemmo e ballammo. Conobbi molti ragazzi tutti molto simpatici e carini. Decisamente una bella serata. Verso mezzanotte Mark suggerì di tornarcene a casa a dormire. Così facemmo.
Arrivati a casa, salendo le scale stavamo ancora ridendo per l’ennesima battuta di Mark, un vero showmen. Entrati in casa ci stravaccammo sul divano del salotto a bere l’ultima birra. Poi andammo in camera. Osservai i miei nuovi amici con aria interrogativa: eravamo in quattro con tre letti. Come al solito fu Mark a risolvere la situazione. Cominciò a spostare i tre letti fino ad unirli in un unico grande lettone in mezzo alla stanza. Soddisfatto del suo lavoro disse: “So we can sleep all togheter.” (Così possiamo dormire tutti insieme.)
Andammo in bagno a turno. Io per ultimo. Quando tornai in camera trovai i tre ragazzi erano in mutande sdraiati sul lettone. Mark mi guardò sorridendo e picchiando sul lenzuolo mi fece cenno di unirmi a loro. Saltai sul letto e mi infilai tra Mark ed Erik. Tutti ridemmo. Dovevano essersi messi d’accordo mentre ero in bagno, perché appena fui nel letto tutti e tre mi saltarono addosso cercando di togliermi le mutande, cosa che gli riuscì in pochi secondi, anche perché non opposi la minima resistenza. Poi passarono a baciarmi e leccarmi dappertutto fino a che il mio cazzo non fu dritto e duro. Erik ci si butto sopra cominciando un delizioso pompino, mentre con Mark esploravamo le reciproche bocche a colpi di lingua. Michael intanto aveva preso in bocca l’enorme mazza di Mark. Mentre i due ci spompinavano io e Mark continuavamo a baciarci e leccarci a vicenda i capezzoli. Poi Erik passo alle spalle di Michael ed iniziò a leccargli il buco del culo scatenando tutta una serie di gemiti e mugolii. Mark intanto, dopo avermi leccato i capezzoli e la pancia era sceso sul cazzo e se lo era preso in bocca. Era una scena bellissima: quattro giovani corpi avvinghiati a procurarsi reciprocamente un intenso godimento. Michael decise che ne aveva abbastanza della lingua di Erik e che era il momento di qualcosa di più sostanzioso, fece sdraiare Mark e messosi a cavalcioni si infilò tutto quel gran cazzo su per il culo con un mugolio di grande soddisfazione, poi iniziò a cavalcarlo con grande piacere di Mark. A quel punto non mi restava che occuparmi di Erik. Lo afferrai per i fianchi e lo trascinai in mezzo al letto in modo da poter vedere bene il cazzone di Mark che entrava ed usciva dal culo di Michael, poi gli sollevai le chiappe e, appoggiata la cappella al buco del culo, cominciai a spingere fino a sentire le mie palle che sfioravano le sue. Poi presi anch’io a stantuffarlo, mentre guardavamo la cavalcata di Michael. Mark sollevò Michael e lo sdraiò supino sul letto, gli aprì le gambe portandosele sulle spalle e gli infilò di nuovo il cazzo in culo. Subito Erik si posizionò a 69 su Michael prendendogli in bocca l’uccello, ricambiato da Michael, io ripresi a fottere Erik ed intanto mi allungavo per baciare Mark. Mark dava colpi sempre più forti, finché si irrigidì e tirato fuori il cazzo inondò con una quantità enorme di sborra la pancia di Michael, Erik non perse tempo e prese a leccare avidamente quel nettare delizioso. Poi riprese a succhiare l’uccello di Michael mentre io continuavo a sfondargli il culo. Michael intanto si masturbava il culo infilandoci le dita. Poi si girò, si infilò sotto ad Erik e presogli il cazzo se lo infilò in culo. Fantastico! Ora Io inculavo Erik che inculava Michael! Erik con il cazzo stretto nel culo di Michael ed il suo culo riempito dal mio era all’apice della goduria e ripeteva “Fuck me! Fuck me hard!” Mark intanto si era messo a cavalcioni della faccia di Michael e gli aveva infilato il cazzo in bocca e questo in breve era tornato duro e pronto. Poi si scostò e sollevato Michael per le spalle si infilò sotto di lui fino ad avere l’uccello a portata di culo. Vidi dall’espressione di Michael che glielo stava infilando insieme a quello di Erik. Dalla sera prima avevo imparato che Michael apprezzava quel doppio servizio. Ora ci muovevamo tutti all’unisono: ogni mia botta spingeva il cazzo di Erik contro quello di Mark ed insieme aprivano il culo di Michael che sobbalzava gemendo e mordendosi le labbra. Erik cominciò a gridare: “I’m coming! I come!” e sborrò nel culo di Michael. Una volta scaricatosi tirò fuori l’uccello che si ammosciava e mi lasciò il posto. Michael era in attesa. Il grosso cazzone di Mark lo stava penetrando con forza. Mi guardò e mi afferrò le natiche tirandomi a se. Appoggia la cappella sul cazzo di Mark e sfruttando l’abbondante lubrificazione della sborrata di Erik entrai con facilità. Di nuovo provai quella straordinaria sensazione di sentire un cazzo che pulsava insieme al mio stretto da un caldo buco di culo. Sbattevo con forza a ritmo con Mark, Michael gemeva e mugolava e all’improvviso venne senza essersi nemmeno toccato. Anch’io sentii montare l’orgasmo e cominciai a sborrare uno, due poi quattro, sei schizzi poderosi, pensavo che non avevo mai goduto così tanto. Sentii anche il cazzo di Mark irrigidirsi e riempire l’intestino di Michael di un’altra bella sborrata. Esausti togliemmo i nostri cazzi dal culo ormai slargato di Michael, dal quale cominciò a colare parte della sborra con la quale l’avevamo riempito. Erik si sistemò tra le gambe di Michael e leccava tutto quello che usciva.
Dopo esserci riposati un po’ andammo a farci una doccia. Poi tutti insieme nel lettone ci addormentammo stringendoci l’un l’altro.
Passai ancora due giorni, e due notti, nella fantastica New Orleans. Poi dovetti tornare a casa. Dovevo cominciare a fare qualcosa della mia vita. Ma non avrei mai dimenticato quei giorni nel dixieland!