Dovevo assolutamente arrivare a Bari quanto prima. Chiesi all’ufficio informazioni se c’era una altra possibilità in serata, e l’impiegato, stranamente gentile, mi informò che l’unica possibilità, si riduceva ad un treno notturno; con cuccette di seconda classe o posti a sedere, in partenza alle 22.18.
Già mi immaginavo il disagio di un viaggio modello “farwest”, ma non ebbi molta scelta e feci il biglietto di seconda classe. Nel frattempo, dopo aver preso un toast e un succo d’arancia al bar, mi diressi verso la sala d’aspetto.
Entrai e dopo una ricognizione grandangolare, mi sedetti in un angolo, tuffandomi nella lettura di un giallo: poco impegnativo, ma sufficientemente scorrevole. Stavo leggendo, mancava poco più di un ora al prossimo treno, quando alzando gli occhi, mi accorsi che di fronte a me si era seduto un ragazzo biondo, con due grandi occhi chiari, di corporatura snella e con due bellissime mani! Aveva un fare molto garbato, tanto da sembrarmi addirittura fuori posto. Era vestito con un cappotto blu e una sciarpa Barbour arrotolata al collo. Un paio di pantaloni di fustagno senape e un paio di “Camper” tinta cuoio. Penso fosse appena arrivato, perché stava ancora rovistando nella borsa, dalla quale estrasse un libro: Il lupo della steppa di Herman Hesse. Che combinazione, conoscevo quel libro, che era stato fonte per me di grande travaglio, e allo stesso tempo una tappa importante della mia adolescenza. Probabilmente, mentre ero assorto nelle mie considerazioni, non distolsi lo sguardo da lui, al punto che il ragazzo ricambiò lo sguardo con l’accenno di un sorriso e mi disse: posso fare qualcosa per lei?
Immediatamente ripresi il contatto con la realtà e con un po’ di imbarazzo gli dissi: scusa se sono stato impertinente, ma osservavo il libro che avevi in mano.
- Lei conosce questo libro, domandò!
– Si, in effetti è stato per me un libro importante, letto qualche anno fa; non anticipo nulla, ti lascio la sorpresa.
–Grazie, l’ho appena comprato, visto che il viaggio fino a Bari è piuttosto lungo! Anche tu stai andando a Bari con il treno delle 22.18? Si, mi rispose! Che coincidenza. Io ho perso il treno precedente e quindi….
– “Bisogna dare un significato alle coincidenze”, incalzò il ragazzo, prendendomi in contropiede. Allora faremo il viaggio insieme! Piacere, mi disse, io mi chiamo Giulio.
–Piacere, risposi, io mi chiamo Gioele.
Queste poche battute, avevano suscitato in me una notevole curiosità per quel giovanotto; che sembrava più maturo della sua età (penso avesse finito da poco il Liceo) e molto “perspicace”.
Intanto si stava facendo tardi e io gli dissi:
-sarebbe bene che mi incammini, non vorrei perdere anche questo treno.
Infatti- ribadì Giulio- sarebbe il caso di andare.
Ci avviammo verso il treno e se anche in me il desiderio di fare il viaggio con quell’affascinante ragazzo era tanto, non mi proposi fin che fummo saliti sul vagone.
Giulio entrò in uno scompartimento vuoto, mentre io feci per proseguire. Sporse la testa dallo porta e, sempre col sorriso garbato, mi disse: Se le fa piacere, può sedersi qui anche lei.
Ok, risposi, a patto che ci dia del tu!
Il treno iniziò il suo cammino e noi conversammo un per po’. Giulio stava andando a trovare la sorella a Bari, che era diventata mamma da poco. Anche lui era di Bari, ma abitava da anni a Latina e si era iscritto alla facoltà di Fisica a Roma.
Guardai l’orologio erano ormai passate le 0.40.
Io, piuttosto stanco dalla giornata, anche se sollecitato da quel piacevole incontro, volevo riposare e dissi: Non ti dispiace Giulio se mi appisolo un po’?
Non anzi anche io è bene che riposi.
Magari per stare più comodi, continuò, potremmo anche chiudere le tende e spegnere la luce; sempre che vada bene anche a te.
Si, risposi, è già così scomodo questo treno!
Ci mettemmo comodi ed io, nonostante la mente non volesse tacere, cercai di riposare.
Dopo circa 15 m arrivò il controllore per vedere i biglietti. Riaccese la luce, fece un rapido controllo ed uscì. Io approfittai per dire: senti Giulio, non penso che torni, per cui potremmo anche allungarci più comodamente, magari distendendo i sedili.
Va bene, rispose. Io in borsa ho anche una coperta, se serve.
E fu così che ci trovammo distesi. Il treno sferragliava e mi sballottava lungo il sedile, tanto che venni a contatto con i piedi di Giulio, che come me, era senza scarpe.
Stavo nel dormiveglia, ma capivo che il tocco non gli dispiaceva, perché anziché scostare le gambe le avvicinò alle mie. Col cuore a mille mi feci coraggio e con noncuranza appoggiai la mia mano sulla sua spalla, poi la feci scivolare lungo il suo collo, fin verso l’orecchio.
Giulio non si mosse ed io pensai che dormisse. Continuai a carezzarlo, anche sui capelli, con molta discrezione per non sciupare il momento, e d’un tratto lui apri gli occhi, mi guardò mi sorrise, e avvicinando le sua labbra alle mie, mi diede un bacio: tenero e intenso.
Non mi sembrava vero! Avrei voluto dire molte cose, ma ritenni superflua ogni sillaba. Le nostre mani esploravano i nostri corpi: le braccia. Il collo, il petto, le cosce, l’inguine, sfiorando lievemente il pene.
Ormai il contatto era avvenuto ed io dissi: forse è meglio che ci mettiamo sotto la coperta, così almeno stiamo più comodi.
Va bene, rispose lui. E come due ragazzini, scivolammo sotto la coperta.
Un abbraccio intenso ci coinvolse. I nostri corpi si tesero avvicinandosi prima e stringendosi nella morsa poi. Io ero eccitatissimo, ma anche Giulio lo era: la sua patta era turgida come la mia, e il reciproco “sdruscio”, dapprima leggero e poi sempre più intenso e vibrante, ci provocava un piacere evidente: sottolineato da gemiti eloquenti, strette poderose, mentre le nostre lingue, all’unisono’ danzavano abbracciate.
Il piacere aumentava, al punto che feci scivolare la mia mano sotto la sua maglia per toccare quel torace levigato, lievemente implume, ma ricco di stimoli.
La mano scese lungo il ventre, sottile e tonico, per arrivare all’ombelico, contornato insolitamente da un ciuffo di peli riccioluti, indugiando sul ventre e lungo la cinta dei pantaloni.
Giulio capì e, contraendo gli addominali, creò un vuoto strategico nel quale infilai la mia mano. Le mie dita si insinuarono lungo quel tragitto segreto, finchè non trovarono i peli del pube e la base del cazzo, che duro e sodo aspettava trepidante di essere palpato.
Anche Giulio si diede da fare! Fece scivolare le sue mani lungo la mia schiena, sotto la mia camicia, sulle spalle, sui fianchi fino ad arrivare sulle mie chiappe sode; che strinse con vigore quando io tastai la sua “consistenza”.
La nostra eccitazione stava crescendo ed io non avevo ancora idea di dove ci stesse portando. Ovviamente non ci saremmo potuti spogliare, ma nascosti dal plaid, ci sbottonammo reciprocamente i pantaloni.
I nostri due cazzi, tesi all’inverosimile, con la cappella fremente e le palle piene di sperma, che premeva insistente sulle reni, si toccarono per la prima volta facendoci assaporare piacevoli scariche di intenso godimento. Giulio, si mise supino e io gli scivolai sopra, per fargli sentire, la consistenza del mio membro, muovendo il bacino, sempre più intensamente, per sentire anche la sua verga turgida. Poi Giulio fece un cenno con le labbra: una piccola resa!
Tutto ok? Chiesi.
Si, Gioele tutto ok! Molto….ok. Ma se continui, sento che presto dovrò sborrare ed io non voglio ancora. Facciamo una piccola sosta, intanto io vado a fare pipì. Tutto subito avrei voluto dire di no, ma ormai eravamo in piena notte e sarebbe stato un vero peccato non prolungare ancora questo sottile piacere. Giulio si risistemò, aprì la porta dello scompartimento avviandosi verso la toilette.
Anche io mi rimetto in sesto, esco dallo scompartimento per sgranchirmi e vado verso il fondo del corridoio. Mi trovo davanti alla toilette e mi accorgo che Giulio aveva lasciato socchiusa la porta. Entro e lo vedo intento ad aprirsi la patta. Gli dico: lascia fare a me! La sbottono lentamente e mi trovo davanti alla apertura dei boxer.
Mi faccio spazio per tirar fuori il suo cazzo, che fino ad allora avevo solo immaginato e lui allarga le gambe piegando le ginocchia per aiutare la mossa. Ho il suo cazzo in mano! Un cazzo ben fatto, di dimensioni un po’ più del normale, ma stranamente liscio e di carnagione chiara, come se fosse stato usato con molta cura.
Gli chiesi: vorrei tenerlo in mano mentre fai pipì, posso!
Si, rispose, a patto che tu non muova la mano, altrimenti mi eccito e non la faccio più!
Ok starò attento.
Poco dopo un fiotto caldo e dorato uscì dal suo pene e per me fu un nuovo sottile piacere, sentire sotto le dita lo scorrere del suo liquido.
Il getto finì: con un paio di contrazioni, le ultime gocce uscirono.
Allora lo feci girare di lato, mi misi accovacciato e passando la mano dentro i boxer, cercavo di farmi spazio per sentire il caldo delle sue palle. E poi ancora giù, fin quasi a toccare il buchetto.
Giulio intanto tornò ad essere eccitato e io, trovandomi davanti al suo cazzo in tiro, non riuscii a trattenermi e lo presi in bocca.
Ma lui mi disse: Gioele non qui. Potrebbe arrivare qualcuno. E poi non mi sento a mio agio; torniamo nello scompartimento.
Ma non aveva ancora finito di pronunciare la frase, che io preso da una smania incontrollabile, gli abbassai i pantaloni, e iniziai a spompinarlo con foga, facendo correre le mie labbra lungo la sua verga, dritta come un fuso; mentre con una mano gli toccavo le palle e con l’altra gli stimolavo il buchetto.
Giulio non si oppose anzi, piegò ancora le gambe, per permettere al dito di entrare nel culo e cominciò a muoversi nella mia bocca: sempre più veloce, con colpi vigorosi e inattesi, spingendomi il cazzo tutto in bocca ,fino al fondo.
L’asta vibrante, il respiro affannoso, i sussulti di piacere, erano eloquenti. E quasi inaspettatamente, con tremiti convulsi, mi regalò la sua sborra calda dicendo: godo, godooooooooo!
Il piacere provato fu grande anche per me, ma Giulio non mi aveva dato il tempo di sbragarmi, per cui trattenevo la sborra, che insistente voleva uscire dal mio cazzo.
Quando gli spasmi cessarono, lo tolse dalla mia bocca, mi guardò, mi sorrise e mi disse: grazie!
E’ stato molto bello. Ma adesso torniamo alla base.
Io risposi: si , ma non posso stare in questo stato! Non ti preoccupare Gioele, penserò anche a te! Vieni , torniamo nello scompartimento!
Erano ormai le quattro del mattino ed il treno restava inspiegabilmente vuoto.
Appena arrivati nello scompartimento, Giulio, tirò nuovamente le tende per oscurare la vista e mi disse: ok, mettiamoci di nuovo distesi.
Acconsentii perché ero curioso di sapere quello che voleva fare. Dopo esserci coperti , lui mi fece mettere su di un fianco, mi sbottonò, fece saltare il mio cazzo sopra l’elastico delle mutande e iniziò a fare!
Prima con le mani e poi con la bocca, che per essere quella di un ragazzino, era piuttosto esperta.
IL mio membro rispose subito al richiamo: la cappella consistente, si indurì nella sua bocca, e lui con maestria mentre mi titillava il glande, mi cingeva il cazzo con la mano. E, nel farlo entrare e uscire dalla sua bocca calda e umida, roteava il polso per procurarmi piacere!
Infatti il godimento era intenso, al punto che io gli dissi: se continui tra poco vengo.
Giulio si tolse la verga dalla bocca e disse a sua volta: non così, aspetta un attimo. Tirò fuori dalla tasca un preservativo e con maestria me lo srotolò sul cazzo duro: ormai vibrante e desideroso di godere!
Poi, anche lui si mise su di un fianco, sbottonò i suoi pantaloni, aprì ben bene i boxer e mi disse: dai mettimi il cazzo in mezzo alle gambe! Voglio sentire come è duro. Voglio sentirti godere e provare i tuoi colpi!
L’eccitazione cresceva, e la paura che arrivasse qualcuno, rinvigoriva il piacere. Ci allungammo tutti e due, uno di fronte all’altro. Giulio prese in mano il mio cazzo gonfio, e lo poggiò sotto le sue calde palle!
Mi avvicinai facendolo scivolare tutto mezzo alle sue cosce. Quando fu entrato tutto lui mi disse: tu non fare niente, ci penso io. Iniziò a muoversi, prima con colpi lunghi, intervallati da colpi brevi, poi roteando il bacino, aumentò la velocità.
Sto godendo, Giulio gli dissi, sei veramente bravo! Dai continua, continua, continua!!!
Siiiiiiiiii. Sto per venire! Sto per venire! Ah!!!
Un fiotto di sborra calda fuoriuscì violentemente dal mio cazzo per inondare le sue cosce accoglienti.
I gemiti erano trattenuti, ma il piacere intenso!
E dopo il primo getto, ne seguirono altri, finchè esausto lo strinsi ancora una volta, baciandolo intensamente!
Guardo l’orologio: 7.15: tra meno di un ora il treno sarebbe arrivato a bari!
Cigolando dinoccolato, alle 8,03 il treno si fermò nella stazione di Bari.
Eravamo ormai con le valigie in mano, nel corridoio del vagone: i nostri sguardi si erano incrociati più volte, ma nessuno dei due aveva più pronunciato parola. Allora io gli sorrisi, estrassi dal portafoglio un mio biglietto da visita e gli dissi: Io starò a bari fino a Domenica. Se ti fa piacere, potremmo andare a mangiare una pizza, una di queste sere! Giulio prese il biglietto, se lo mise in tasca e rispose: sarò ospite di mia sorella, non ti prometto nulla. Se trovo un po’ di tempo, ti telefono!
Il treno era fermo, e noi stavamo avviandoci verso l’uscita. Un ultimo sguardo, una calda stretta di mano.
Grazie per la bella nottata, gli dissi.
E lui: anche per me è stata bella; molto bella!
Ti ricorderò! Ciao Gioele.
Ciao Giulio, un bacio; virtuale!