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lunedì 12 agosto 2013

Racconti e storie vere gay: Rito di iniziazione

Racconti e storie vere gay: Rito di iniziazione

Si apre il sipario. Io, Sergio, sono arrivato a 38 anni e davvero non mi posso lamentare di ciò che la vita mi ha finora riservato.
Un posto da dirigente in un importante ente pubblico nella mia città, Genova, l'agiatezza economica, la salute, la vita sentimentale ricca di avventure. Non mi sono mai sposato, ma il mio letto non è mai stato vuoto negli ultimi 20 anni. Dopo una convivenza stabile di otto anni, due anni fa ho troncato questa relazione che stava diventando troppo monotona e mi sono messo con una ragazza più giovane di 9 anni che però si ferma da me solo nei weekend; contemporaneamente un paio di volte al mese frequento una signora quarantottenne, sposata e gran affamata di sesso, incontrandola in un alberghetto della Riviera di Levante. Sembrerebbe che io sia appagato totalmente ma in realtà non è così, il tempo passa e io sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, nuove emozioni, perchè odio le consuetudini e sempre più difficilmente trovo cose che mi entusiasmino davvero. La droga? naaa, il fumo mi fa schifo ed ho il terrore delle siringhe, mi sento male solo a vederne una in televisione. E allora negli ultimi tempi ho scoperto di avere un'inspiegabile attrazione per persone del mio stesso sesso. Sono diventato bisex? probabilmente sì, anche perchè sicuramente dopo avere sperimentato qualunque cosa con l'universo femminile, se volevo rimanere nell'argomento sesso dovevo per forza cambiare "bandiera".
Due episodi, avvenuti nelle settimane scorse, mi hanno fatto capire che ero pronto per nuove esperienze che ora andrò a raccontare: sono rimasto un pò stupito degli eventi, ma nulla più. Scrupoli morali, zero assoluto, nella vita bisogna provare tutto e imporsi meno freni possibili, basta non fare male al prossimo e non violare le leggi elementari: non uccidere, non rubare e poco altro.


Eravamo un paio di mesi fa, in una fredda sera di fine novembre. Stavo sfogliando distrattamente una rivista settimanale, di quelle tipo Panorama, con le solite notizie che ormai con l'avvento della Rete sanno anche i gatti, condite con un quintale di pubblicità: appunto, la pubblicità. 
La mia attenzione è stata catturata da quella di un giovane modello con adosso solo un paio di slip color argento stretti e ridotti che non nascondevano il rigonfio del membro. Aveva anche un drago tatuato sul torace e un gran bel fisico. Mi è venuta un ondata di adrenalina addosso, il mio corpo è stato colto da un fremito durato parecchio...avevo voglia di passare le mie dita sul tatuaggio, di baciare quei muscoli, di scendere giù molto lentamente assaporando la sua pelle, di togliergli gli slip, di affondare il mio viso in mezzo alle sue gambe.
Ma tutto questo non l'ho immaginato con me che comandavo e lui sottomesso, semmai il contrario, pensavo a lui che dava degli ordini e io che lo accontentavo. Mi sono eccitato in maniera totale, e sono "venuto" senza nemmeno toccarmi!

Secondo indizio. Io ho una sorella, Silvia, che è molto più anziana di me, ha passato di poco la cinquantina, con cui vado molto d'accordo. E'sempre stata una tipa tranquilla e si è sempre mortificata con vestiti larghi e lunghi, anche perchè è stata sposata ventidue anni con una nullità di uomo che passava giornate e serate in ufficio e qualche volta ci dormiva pure, uno di quei personaggi pignoli e metodici che mi fanno venire il vomito solo a pensarci, poi l'anno scorso h trovato finalmente il coraggio di chiedere ed ottenere la separazione, ed è cambiata del tutto. 

Ora veste molto sexy, gonne corte o con spacchi, stivali con tacco altissimo, calze velate, scollature, trucco pesante. Ha un fisico discreto, ma spesso esagera...una volta mi sono trovato a casa sua per cena da solo (lei era scesa a salutare un'amica) e non ho resistito ad aprire un paio di cassetti della sua camera da letto. Sono rimasto di sasso: perizomi, reggicalze, sottovesti cortissime e un pò più nascosto persino un frustino! So che ora frequenta un tipo molto più giovane, immagino che si starà togliendo tutte le voglie che ha represso per tanti anni. La mia fantasia è galoppata subito parecchio e il primo pensiero è stato quello di immaginare mia sorella seminuda con addosso qualcosa di molto volgare mentre fa sesso con me cavalcandomi selvaggiamente; sì lo ammetto mi faccio schifo, ma sono sempre stato un pò invidioso di quella tipa tutta perfettina, e ora scopro che è diventata una specie di zoccola, e quindi una lezione gliela darei volentieri...ma dopo pochi istanti lo scenario dei miei pensieri è del tutto cambiato e ho pensato invece che mi sarebbe piaciuto moltissimo indossare io queste cose...sentire il nylon delle calze che risale lentamente le gambe, o il fruscio del tessuto di una sottoveste che ti accarezza la pelle deve essere il massimo, ma fare un "defilè" di intimo davanti a qualcuno ancora di più!

 E quindi nei giorni seguenti ho iniziato ad acquistare segretamente qualche capo di intimo femminile. Genova è una città grande, ma bisogna stare attenti a non fare mosse false perchè alla fine qualcuno che conosci lo incontri sempre e ovvio che il rischio di rovinarsi la reputazione c'è in pieno. Sono andato in un negozietto del centro storico nei vicoli, gestito da una vecchia napoletana che deve averne viste di tutti i colori, e credo che abbia capito subito dal mio sguardo che sottoveste, perizoma, reggicalze, autoreggenti ed altro acquistati per una fantomatica fidanzata in realtà erano destinata a me. Ho comprato anche due paia di scarpe con i tacchi molto alti, e una parrucca bionda e riccioluta, e devo dire che mi ha intrigato moltissimo fare qualcosa di trasgressivo e soprattutto immaginarmi ad indossare le cose che stavo acquistando davanti ad un uomo. Sì certo, ci vuole del coraggio a fare una cosa del tutto nuova, con tutti i rischi che questa può comportare. Un conto è immaginare, un conto è farlo davvero, e io avrei voluto trovare un uomo che sapesse farmi sentire donna in tutto e per tutto, e che a letto avesse molta fantasia: preliminari, giochi erotici, farmi sentire schiava e dominata, anche se la penetrazione mi spaventava un pò e in un primo incontro non sarei arrivato a tanto...per quello avrei voluto un incontro apposta con una specie di cerimonia di iniziazione sessuale, a questo tenevo moltissimo, una specie di celebrazione profana nella quale mi liberavo dell'ultimo dei tabù rimasti.


Adesso occorreva trovare la "materia prima" ossia un uomo, possibilimente esperto, possibilmente gradevole fisicamente, possibilmente ben dotato e prestante a letto. Chiedevo troppo? forse no, ma era il modo in cui cercare che non mi sembrava poi tanto facile. Decisi di sfruttare le nuove tecnologie, anche se non sono mai stato patito di Internet, aprendo una casella e-mail ad hoc e 
inserendo un annuncio su uno dei più grandi portali italiani erotici specializzati,
nel quale cercavo un uomo con le caratteristiche di cui sopra, e per rendere la cosa più appetibile, specificando di essere alla prima esperienza e amante dell'erotismo e non della volgarità, come in effetti sono. Non ero molto convinto di questo sistema, e in effetti per i primi dieci giorni ricevetti oltre cinquanta risposte, ricche di oscenità e null'altro. Poi uno stop per le feste natalizie e a metà gennaio stavo già pensando a qualche metodo alternativo, quando una sera ricevetti una risposta diversa dalle altre. Il nik "cerimoniere" era molto originale e accattivante, e il testo diceva semplicemente: - vuoi provare? non prometto niente, ma potrei regalarti un sogno - Inutile dire che risposi subito, e passammo a scambiarci un paio di mail nelle quali riuscii a sapere che Guido, questo il suo nome, era un commercialista più giovane di me di tre anni, genovese come me, che cercava nuove emozioni dopo qualche anno di matrimonio molto piatto. Io dopo la prima mail mi sentii subito molto rilassato e iniziai senza remore a scrivergli cosa provavo, e cosa avrei voluto succedesse, senza nessuna inibizione nelle descrizioni delle situazioni sperate, lui mi rispose sempre in maniera decisa, ma pacata e senza alcuna volgarità, solo venature di erotismo. Decidemmo di vederci per un aperitivo in un bar del centro cittadino, erano passati solo sei giorni dal primo contatto via Rete. Ero nervoso, agitato, mi chiedevo se davvero facessi bene a percorrere una simile strada. Beninteso, nessuna remora morale, ma forte era la paura di incontrare gente conosciuta o magari scoprire amici comuni e rovinarmi la vita e la carriera per un capriccio. Non mi ero fatto nessuna idea dell'aspetto di lui, e al cellulare ci eravamo scambiati solo sms senza mai parlarci. Arrivammo al bar quasi simultaneamente, e l'impressione fu più che buona. Un uomo dai capelli scuri, alto 1,80 robusto, sguardo accattivante e sorridente, vestito sportivo. Anche io non credo di essere male, un pò più basso di statura, ma longilineo, e la simpatia reciproca è stata immediata. Abbiamo parlato a lungo, lui mi ha detto che aveva già avuto un'esperienza analoga con un tipo che voleva provare un'avventura simile alla mia, ma che proprio all'ultimo momento si era tirato indietro per vergogna. Non aveva problemi a fare un primo incontro nel quale non si sarebbe andati fino in fondo, ed un secondo nel quale invece ci sarebbe stata la mia totale iniziazione: per quella, mi disse, aveva qualche idea che mi avrebbe svelato al momento opportuno.


Mi propose di andare in una casa che ha nell'entroterra a venti minuti di macchina da Genova, un posto utilizzato solo d'estate, tranquillo e lontano dalla vista di occhi indiscreti. A me faceva un pò paura andare in una casa con uno sconosciuto, ma d'altronde, trattandosi di un incontro da fare il pomeriggio, non potevo certo rischiare di andare in un albergo, quindi accettai l'invito. Era venerdì 19 gennaio, l'appuntamento era fissato per il lunedì successivo, alle tre del pomeriggio, e quindi avremmo avuto alcune ore per noi.
Inutile dire che nel weekend saltai l'appuntamento con la fidanzata adducendo motivi di lavoro, e mi preparai al meglio per l'incontro. Mi depilai interamente, lasciando solo un triangolo sul pube, nessun problema a giustificarmi con le mie donne, visto che pratico nuoto e ciclismo e quindi spesso ricorro a tale pratica. Stavolta però era diverso, sentivo la mia pelle liscia e morbida ovunque e immaginavo le mani di un uomo accarezzarla, il che mi faceva impazzire dal desiderio. Acquistai altro intimo dal solito negozio, e passai la domenica ad indossare questo o quel capo, devo dire che facevo davvero un figurone quando mi guardavo allo specchio, mi scattai persino alcune fotografie con l'autoscatto.
Lunedì presi la giornata di ferie, e partii con netto anticipo sull'orario stabilito, portando con me una borsa piena di "attrezzi del mestiere", non ultima una scatola di trucchi, perchè se faccio una cosa voglio che riesca davvero bene.
Ovviamente l'emozione era a mille, mista ad una normale dose di ansia per l'ignoto, e più di una volta pensai seriamente di tornare indietro e non farmi mai più sentire. Ma alla fine arrivai al posto stabilito per l'incontro: Guido arrivò puntalissimo, lasciai la mia auto e insieme proseguimmo per un breve tragitto sino ad arrivare ad una villetta ben curata ed accogliente. Per rompere il ghiaccio bevemmo qualcosa insieme, poi io andai in bagno a cambiarmi.


E' molto eccitante guardarsi nudo allo specchio, e piano piano indossare capi provocanti sapendo che nella stanza accanto c'è un uomo che ti aspetta e tu farai di tutto per farlo impazzire di piacere. E soprattutto pensare che per tanti anni hai recitato questa commedia a ruoli invertiti, eri tu l'uomo in attesa e sentivi lei mentre si preparava per te. Ora la donna in questione sei tu ed è interessante vedere cosa si prova dall'altra parte della barricata. Per prima cosa allacciai in vita un reggicalze di pizzo nero, con calze grigio chiaro velatissime con la riga dietro. Poi gli slip neri sgambati anche essi di pizzo, con dietro solo un triangolino ad evidenziare in mio sedere. Quindi le scarpe di vernice a punta, con la fibbia alla caviglia e il tacco di 12 cm. Sopra indossai una vestaglia di raso argentata chiusa da una cintura che arrivava al ginocchio, ma che si apriva molto facilmente. Mi diedi un pò di trucco agli occhi, alle guance e un rossetto rosso fuoco, oltre ad una abbondante spruzzata di Poison di Dior, e mi guardai allo specchio: ero veramente una bomba.
Aprii la porta del bagno e camminai ancheggiando verso il salone dove lui mi aspettava. Guido nel frattempo si era messo in libertà. Era rimasto con i jeans attillati e a torso nudo, mostrando muscoli notevoli, una spada tatutata sul braccio destro, e un guerriero sulla schiena. Mi sedetti sul divano accavallando le gambe velate di nero che si scoprirono abbondantemente, lanciando uno sguardo voluttoso - penso che potremmo rilassarci un pò adesso - disse lui mettendo un pò di musica leggera in sottofondo. 


Da giorni pensavo che il modo migliore per rompere il ghiaccio era sembrare più "geisha" possibile cercando di soddisfarlo meglio che potevo. E quindi mi avvicinai a lui, iniziando a baciargli le spalle e il torace, accarezzando il tatuaggio con le dita, e muovendo le labbra e la lingua sulla sua pelle molto lentamente. Guido, forse sorpreso dalla mia iniziativa, mi lasciò fare, e io scesi lentamente fino ai suoi fianchi iniziando a slacciargli i jeans. Rimase con un paio di slip blu stretti e io per la prima volta allargai la mano sopra di essi sentendo già una notevole erezione. Lui mi portò in camera da letto, un matrimoniale molto morbido e accogliente, e io presto gli sfilai gli slip, mettendo a nudo il membro che mi sembrava davvero in ottima forma. Iniziai a passarci le dita e le mani sopra, poi a baciarlo, poi cominciai a lavorare con la lingua sulla sommità, concentrandomi sul filetto, la parte più sensibile. Non avevo avuto nessuno shock a fare questa cosa fino a pochi mesi fa nemmeno immaginata e desiderata. Anzi mi sembrava la cosa più naturale del mondo, mi piaceva, e vedevo che anche lui la gradiva. Sentivo crescere il suo pene e lo inghiottii iniziando ad andare su e giù con la bocca; mi sembrava di interpretare un film porno, andammo avanti così una buona mezz'ora lui ansimava, mugolava, mi palpeggiava con le mani, ma senza togliermi nulla. Alla fine sentii come una pulsazione in lui e ci fu la violenta esplosione nella mia bocca, che fu inondata del suo sperma; io lo pulii e asciugai accuratamente con la lingua, ci prendemmo un attimo di riposo bevendo qualcosa. - complimenti, per essere la prima volta te la sei cavata davvero bene, adesso però ho voglia di giocare io con te - disse Guido, e mi si avvicinò da dietro, infilandomi le mani dappertutto, facendo vibrare il mio corpo dal piacere. In men che non si dica mi sfilò la vestaglia, e io rimasi davanti a lui in slip e reggicalze, sentendomi davvero molto zoccola. - Finalmente prendi l'iniziativa - mormorai io, - ricordati che tu sei l'uomo e io la donna, c'è un punto molto sensibile in me, visto che sei una persona esperta lo scoprirai senz'altro - aggiunsi. In effetti sono sempre stato molto eccitato se una donna mi toccava e mi leccava i capezzoli, un punto magari non troppo maschile ma che senz'altro era il top per farmi godere. 

La sua bocca e la sua lingua andavano dappertutto, ma un mio grido acuto e femminile lo fece fermare proprio mentre iniziava a titillarmi il capezzolo destro. - ho capito dove sei sensibile, adesso ti faccio urlare ancora di più -, e io risposi già inebriato - fai tutto quello che vuoi, lasciami un indumento addosso, non mi piace rimanere completamente nudo, mi sento molto più volgare - Iniziò a giocare con i miei capezzoli, dita, lingua, morsi, e io urlai e ansimai in un modo davvero intensissimo. Intanto il suo membro era tornato molto turgido, e lui continuava a strofinarmelo ovunque. Io sentivo che se avesse proseguito così avrei ceduto subito completamente, ma non era quello che volevo. - Ricordati che dobbiamo vederci una seconda volta, non voglio fare tutto subito - ansimai. Mi tolse scarpe e slip, lasciandomi solo le calze addosso, girandomi di schiena e passandomi ripetutamente la lingua tra le cosce, facendomi urlare dal piacere. - questo è solo un assaggio, vedrai la prossima volta, se volessi ti fotterei subito, ma aspettare ancora qualche giorno ti farà andare ulteriormente in calore - e in effetti Guido aveva proprio ragione. Andammo ancora avanti due ore buone, sentivo che lui insisteva per arrivare alla penetrazione, ma io riuscii a resistere, e verso le 19 ci salutammo. - Ci rivediamo giovedì qui alla stessa ora per la cerimonia di iniziazione, ti manderò domani una mail a questo proposito, attieniti a quanto scritto - mi disse Guido con tono stranamente perentorio. La mia speranza era stata quella di trovare un uomo che assumesse la parte del dominatore, ma oggi l'incontro si era svolto su livelli praticamente paritari. Molto piacevole peraltro, che mi aveva appagato, seppur parzialmente, e fatto capire che in questo momento avevo bisogno di nuove esperienze. Ma ora dovevo fare il passo decisivo, ed ero più che mai convinto di questo. Il giorno dopo aprii la casella mail, non vedevo l'ora di leggere il messaggio che trovai puntuale e recitava: "vieni vestita con un abito lungo con le spalline, stivali con il tacco altissimo, e sotto uno string. Non dimenticare la parrucca. La vergine renderà omaggio al suo Dio e quindi verrà iniziata al piacere sessuale"

Un brivido caldo mi avvolse, mi piacevano gli ordini perentori, e soprattutto il modo in cui Guido mi parlava, trattandomi da donna. E poi quell'accenno mitologico-religioso, mi veniva quasi da ridere ma giovedì io in effetti avrei perso l'ultima verginità che mi rimaneva.
Il giorno della verità mi inventai un funerale al lavoro per potermi di nuovo assentare e andai nel solito negozietto a comprare uno string di raso nero, la vecchia sorridendo mi disse mentre pagavo "allora si vede che sei piaciuta al tuo uomo, e ora vuoi fargli perdere la testa: guarda che ho capito subito" il che mi fece allo stesso tempo vergognare ed eccitare tantissimo.
Poi andai in un negozio specializzato in scarpe particolari, acquistando un paio di stivali di strass taglia 43 con tacchi di 14 cm e zeppe molto alte, di quelli che usano le cubiste. 220 Euro, ma ne valeva la pena. Infine, il vestito lungo con le spalline nero, con lo spacco laterale fino alla coscia. Al pomeriggio presi l'auto e arrivai diretamente nella villetta di Guido: avevo un fuoco che mi bruciava dentro, oltre naturalmente ad un minimo di paura per quello che sarebbe successo.

Lui mi aspettava già in casa, e porgendomi una maschera nera del tipo Carnevale di Venezia mi disse brusco - vai a prepararti, spero tu abbia portato quello che ti ho chiesto. Da adesso ti chiamerò Silvia, come quella troia di tua sorella. Mi piacerebbe molto avervi come schiavi in coppia, ma per adesso dovrò accontentarmi di te - L'accenno a mia sorella mi provocò una forte erezione, il pensiero di vederla nel ruolo di schiava, mentre viene dominata da un altro uomo oppure mentre si accoppia con me per la gioia del nostro padrone mi faceva salire l'adrenalina a mille. Infilai lo string guardandomi allo specchio, dietro avevo solo un filo che mi evidenziava le natiche tornite, davanti un triangolo alto e stretto che non nascondeva il pelo dell'inguine. Il vestito mi stava a meraviglia aderendomi al corpo, mentre gli stivali mi slanciavano in modo incredibile rendendomi molto appetitosa. La parrucca e la maschera rendevano un'atmosfera di mistero. Io credo che quando una persona si mette in maschera si trasforma, è come se lasciasse il suo solito corpo per assumere un'altra identità ed è quello che io volevo quel pomeriggio.
Dopo essermi inondata di profumo, soprattutto sulle braccia, in mezzo alle gambe e sul sedere, uscii, e trovai Guido ad attendermi. Aveva una specie di mantello nero lungo, e indossava una maschera da divinità orientale. Sul tavolo c'erano un lettore CD portatile, un frustino e un vibratore. Inutile dire che il tutto mi fece salire ancora, se possibile, il grado di eccitazione. - volevi la cerimonia di iniziazione? eccola, d'altronde io sono il "cerimoniere". devi solo esegure tutti gli ordini alla perfezione, sei la mia schiava adesso - esclamò Guido con voce imperiosa. Non l'avevo ancora conosciuto sotto questo aspetto, ma mi piaceva.
Mi inginocchiai davanti a lui baciandogli i piedi e le caviglie - farò tutto quello che mi chiederai - dissi convinta. - allora mettiti contro la parete, a gambe larghe e sollevati il lembo del vestito fino ai fianchi, voglio esaminarti - intimò lui.

Eccitata dall'idea, eseguii il suo ordine, sollevando l'orlo molto lentamente scoprendo le gambe, le cosce e il sedere nudo solcato dalla Y dello string.
- questo è quello che ti attende e che sto per offrirti - mormorai.
Lui si avvicinò e iniziò a palparmi insistentemente scostando il filo del perizoma e saggiando con le dita l'entrata ancora incontaminata del mio sedere, facendomi urlare dal piacere. - Adesso fai scivolare a terra il vestito, e rimani con braccia e gambe larghe - disse Guido. Obbedii, facendo cadere le spalline a terra, rimanendo praticamente nuda davanti a lui, eccetto stivali e string. Senza preavviso iniziarono ad arrivare i colpi di frusta, sulla schiena e sul sedere, alcuni forti, altri molto leggeri; ogni tanto lui si avvicinava passandomi le
frange del frustino tra le natiche o sui capezzoli, strappami gemiti di piacere.
- prima di possederti devo purificarti - gridò lui continuando a fustigarmi.
Poi di colpo si fermò, mi diede il vibratore e mi disse - adesso tu danzerai per me, voglio qualcosa di molto erotico e sensuale, solo se riuscirai davvero a convincermi ti inizierò, devi metterci tutta te stessa - Io mi sentivo quasi ubriaca per le novità che continuavano a susseguirsi, bruciavo per i colpi di frusta ricevuti, ma ormai volevo arrivare fino in fondo e quindi decisi di stare al gioco.


Partì la musica, un ritmo tribale, ancestrale, orgasmico, dal quale potevi decidere se estraniarti o lasciarti travolgere completamente. Mi piaceva andare in discoteca, quindi me la cavo piuttosto bene, ma con gli stivali alti non era facilissimo così immaginai di essere una cubista, ovviamente infiammandomi ulteriormente per il paragone. Mi muovevo freneticamente, agitando gambe e braccia, toccandomi varie parti del corpo, era una specie di offerta che facevo al mio Dio che osservava. Mi passai il vibratore sui capezzoli e in mezzo alle gambe, poi simulai la penetrazione anale, quindi mi buttai a terra continuando con le pose erotiche immaginando di cavalcare un membro eretto. Stavo eccitandomi al limite, ansimavo, gemevo, ci mettevo davvero l'anima, la musica mi trasportava. Ad un tratto Guido fermò la musica, si tolse il mantello, sotto era nudo con un'enorme erezione. 

Mi mise un piede sul torace - adesso sei pronta per avere l'onore di essere posseduta dal tuo Dio - io allargai braccia e gambe in segno di totale sottomissione gemendo - non resisto più, possiedimi, scopami, fammi sentire una grandissima zoccola - e lui mi squarciò con le mani l'elastico dello string, mi sollevò le gambe e mi penetrò in modo perentorio - sei la mia puttana, la mia schiava, e io ti inizio ad una nuova vita sessuale - gridò lui senza freni. All'inizio sentii bruciore e dolore, ma poi riuscii a rilassarmi adeguandomi ai colpi di lui, muovendo ritmicamente il bacino nella sua direzione. Gemevo e urlavo di piacere come una verginella, ma la situazione mi piaceva tantissimo, andammo avanti per una buona mezz'ora, con lui che mi pompava incessantemente, io ero davvero al top a vedere di essere posseduta sul pavimento da uno sconosciuto con stivali altissimi, maschera e parrucca, e speravo che lui durasse il più a lungo possibile. Alla fine con un urlo venne e mi inondò di sperma bollente, una sensazione davvero incredibile. Rimanemmo per un bel pò ansimanti sul pavimento, incapaci di muoverci a parte il togliersi le maschere, ma senza toccarci più. Dopo una decina di minuti mi alzai e oscillando sui tacchi altissimi andai verso il bagno, accentuando al massimo il modo di sculettare, e mi accorsi che le mia voglie non si erano ancora placate. Dopo essermi lavata e data una nuova spruzzata di profumo, tornai in sala e proposi a Guido di andare in camera da letto. Lì mi dedicai con la massima cura al suo membro, che dopo qualche minuto di sollecitazioni con lingua e bocca, tornò al suo massimo splendore. A quel punto, con lui supino, mi misi a cavalcioni sopra il suo pene e inziai a dimenarmi freneticamente. Mi sentivo una regina, perchè stavolta potevo controllare direttamente la penetrazione e decidere come e fino a che punto andare a fondo. 


Mi passai le mani sui fianchi, poi alzai le braccia sopra i capelli rilassandomi completamente e continuando il
movimento ritmico ora rallentando, ora accelerando. Anche lui si dava da fare da sotto, e andammo avanti così per un tempo indefinito, finchè Guido esplose dentro di me e anche io ebbi un orgasmo violentissimo che mi fece godere come mai era accaduto prima. Adesso mi sentivo una vera donna in tutto e per tutto e credo proprio che da quel giorno nella mia vita sessuale ci sarebbe stato ampio spazio per un certo genere di nuovo divertimento.

sabato 7 maggio 2011

Storie porno gay: Treno notturno: Roma Bari

Avevo prenotato un posto sull’intercity Bologna-Bari delle 18,50, anche se in Novembre mi stavo chiedendo chi, il martedì sera, avrebbe avuto la frenesia di percorrere questa tratta disastrata. Io comunque volevo viaggiare seduto e quindi prenotai. Ma il destino, beffandosi dei miei progetti, mi prese in contropiede, ed io persi il treno!
Dovevo assolutamente arrivare a Bari quanto prima. Chiesi all’ufficio informazioni se c’era una altra possibilità in serata, e l’impiegato, stranamente gentile, mi informò che l’unica possibilità, si riduceva ad un treno notturno; con cuccette di seconda classe o posti a sedere, in partenza alle 22.18.
Già mi immaginavo il disagio di un viaggio modello “farwest”, ma non ebbi molta scelta e feci il biglietto di seconda classe. Nel frattempo, dopo aver preso un toast e un succo d’arancia al bar, mi diressi verso la sala d’aspetto.
Entrai e dopo una ricognizione grandangolare, mi sedetti in un angolo, tuffandomi nella lettura di un giallo: poco impegnativo, ma sufficientemente scorrevole. Stavo leggendo, mancava poco più di un ora al prossimo treno, quando alzando gli occhi, mi accorsi che di fronte a me si era seduto un ragazzo biondo, con due grandi occhi chiari, di corporatura snella e con due bellissime mani! Aveva un fare molto garbato, tanto da sembrarmi addirittura fuori posto. Era vestito con un cappotto blu e una sciarpa Barbour arrotolata al collo. Un paio di pantaloni di fustagno senape e un paio di “Camper” tinta cuoio. Penso fosse appena arrivato, perché stava ancora rovistando nella borsa, dalla quale estrasse un libro: Il lupo della steppa di Herman Hesse. Che combinazione, conoscevo quel libro, che era stato fonte per me di grande travaglio, e allo stesso tempo una tappa importante della mia adolescenza. Probabilmente, mentre ero assorto nelle mie considerazioni, non distolsi lo sguardo da lui, al punto che il ragazzo ricambiò lo sguardo con l’accenno di un sorriso e mi disse: posso fare qualcosa per lei?

Immediatamente ripresi il contatto con la realtà e con un po’ di imbarazzo gli dissi: scusa se sono stato impertinente, ma osservavo il libro che avevi in mano.
- Lei conosce questo libro, domandò!
– Si, in effetti è stato per me un libro importante, letto qualche anno fa; non anticipo nulla, ti lascio la sorpresa.
–Grazie, l’ho appena comprato, visto che il viaggio fino a Bari è piuttosto lungo! Anche tu stai andando a Bari con il treno delle 22.18? Si, mi rispose! Che coincidenza. Io ho perso il treno precedente e quindi….
– “Bisogna dare un significato alle coincidenze”, incalzò il ragazzo, prendendomi in contropiede. Allora faremo il viaggio insieme! Piacere, mi disse, io mi chiamo Giulio.
–Piacere, risposi, io mi chiamo Gioele.
Queste poche battute, avevano suscitato in me una notevole curiosità per quel giovanotto; che sembrava più maturo della sua età (penso avesse finito da poco il Liceo) e molto “perspicace”.
Intanto si stava facendo tardi e io gli dissi:
-sarebbe bene che mi incammini, non vorrei perdere anche questo treno.
Infatti- ribadì Giulio- sarebbe il caso di andare.
Ci avviammo verso il treno e se anche in me il desiderio di fare il viaggio con quell’affascinante ragazzo era tanto, non mi proposi fin che fummo saliti sul vagone.
Giulio entrò in uno scompartimento vuoto, mentre io feci per proseguire. Sporse la testa dallo porta e, sempre col sorriso garbato, mi disse: Se le fa piacere, può sedersi qui anche lei.
Ok, risposi, a patto che ci dia del tu!

Il treno iniziò il suo cammino e noi conversammo un per po’. Giulio stava andando a trovare la sorella a Bari, che era diventata mamma da poco. Anche lui era di Bari, ma abitava da anni a Latina e si era iscritto alla facoltà di Fisica a Roma.
Guardai l’orologio erano ormai passate le 0.40.
Io, piuttosto stanco dalla giornata, anche se sollecitato da quel piacevole incontro, volevo riposare e dissi: Non ti dispiace Giulio se mi appisolo un po’?
Non anzi anche io è bene che riposi.
Magari per stare più comodi, continuò, potremmo anche chiudere le tende e spegnere la luce; sempre che vada bene anche a te.
Si, risposi, è già così scomodo questo treno!
Ci mettemmo comodi ed io, nonostante la mente non volesse tacere, cercai di riposare.
Dopo circa 15 m arrivò il controllore per vedere i biglietti. Riaccese la luce, fece un rapido controllo ed uscì. Io approfittai per dire: senti Giulio, non penso che torni, per cui potremmo anche allungarci più comodamente, magari distendendo i sedili.
Va bene, rispose. Io in borsa ho anche una coperta, se serve.
E fu così che ci trovammo distesi. Il treno sferragliava e mi sballottava lungo il sedile, tanto che venni a contatto con i piedi di Giulio, che come me, era senza scarpe.
Stavo nel dormiveglia, ma capivo che il tocco non gli dispiaceva, perché anziché scostare le gambe le avvicinò alle mie. Col cuore a mille mi feci coraggio e con noncuranza appoggiai la mia mano sulla sua spalla, poi la feci scivolare lungo il suo collo, fin verso l’orecchio.
Giulio non si mosse ed io pensai che dormisse. Continuai a carezzarlo, anche sui capelli, con molta discrezione per non sciupare il momento, e d’un tratto lui apri gli occhi, mi guardò mi sorrise, e avvicinando le sua labbra alle mie, mi diede un bacio: tenero e intenso.

Non mi sembrava vero! Avrei voluto dire molte cose, ma ritenni superflua ogni sillaba. Le nostre mani esploravano i nostri corpi: le braccia. Il collo, il petto, le cosce, l’inguine, sfiorando lievemente il pene.
Ormai il contatto era avvenuto ed io dissi: forse è meglio che ci mettiamo sotto la coperta, così almeno stiamo più comodi.
Va bene, rispose lui. E come due ragazzini, scivolammo sotto la coperta.
Un abbraccio intenso ci coinvolse. I nostri corpi si tesero avvicinandosi prima e stringendosi nella morsa poi. Io ero eccitatissimo, ma anche Giulio lo era: la sua patta era turgida come la mia, e il reciproco “sdruscio”, dapprima leggero e poi sempre più intenso e vibrante, ci provocava un piacere evidente: sottolineato da gemiti eloquenti, strette poderose, mentre le nostre lingue, all’unisono’ danzavano abbracciate.
Il piacere aumentava, al punto che feci scivolare la mia mano sotto la sua maglia per toccare quel torace levigato, lievemente implume, ma ricco di stimoli.

La mano scese lungo il ventre, sottile e tonico, per arrivare all’ombelico, contornato insolitamente da un ciuffo di peli riccioluti, indugiando sul ventre e lungo la cinta dei pantaloni.
Giulio capì e, contraendo gli addominali, creò un vuoto strategico nel quale infilai la mia mano. Le mie dita si insinuarono lungo quel tragitto segreto, finchè non trovarono i peli del pube e la base del cazzo, che duro e sodo aspettava trepidante di essere palpato.
Anche Giulio si diede da fare! Fece scivolare le sue mani lungo la mia schiena, sotto la mia camicia, sulle spalle, sui fianchi fino ad arrivare sulle mie chiappe sode; che strinse con vigore quando io tastai la sua “consistenza”.

La nostra eccitazione stava crescendo ed io non avevo ancora idea di dove ci stesse portando. Ovviamente non ci saremmo potuti spogliare, ma nascosti dal plaid, ci sbottonammo reciprocamente i pantaloni.
I nostri due cazzi, tesi all’inverosimile, con la cappella fremente e le palle piene di sperma, che premeva insistente sulle reni, si toccarono per la prima volta facendoci assaporare piacevoli scariche di intenso godimento. Giulio, si mise supino e io gli scivolai sopra, per fargli sentire, la consistenza del mio membro, muovendo il bacino, sempre più intensamente, per sentire anche la sua verga turgida. Poi Giulio fece un cenno con le labbra: una piccola resa!
Tutto ok? Chiesi.
Si, Gioele tutto ok! Molto….ok. Ma se continui, sento che presto dovrò sborrare ed io non voglio ancora. Facciamo una piccola sosta, intanto io vado a fare pipì. Tutto subito avrei voluto dire di no, ma ormai eravamo in piena notte e sarebbe stato un vero peccato non prolungare ancora questo sottile piacere. Giulio si risistemò, aprì la porta dello scompartimento avviandosi verso la toilette.
Anche io mi rimetto in sesto, esco dallo scompartimento per sgranchirmi e vado verso il fondo del corridoio. Mi trovo davanti alla toilette e mi accorgo che Giulio aveva lasciato socchiusa la porta. Entro e lo vedo intento ad aprirsi la patta. Gli dico: lascia fare a me! La sbottono lentamente e mi trovo davanti alla apertura dei boxer.
Mi faccio spazio per tirar fuori il suo cazzo, che fino ad allora avevo solo immaginato e lui allarga le gambe piegando le ginocchia per aiutare la mossa. Ho il suo cazzo in mano! Un cazzo ben fatto, di dimensioni un po’ più del normale, ma stranamente liscio e di carnagione chiara, come se fosse stato usato con molta cura.
Gli chiesi: vorrei tenerlo in mano mentre fai pipì, posso!
Si, rispose, a patto che tu non muova la mano, altrimenti mi eccito e non la faccio più!
Ok starò attento.
Poco dopo un fiotto caldo e dorato uscì dal suo pene e per me fu un nuovo sottile piacere, sentire sotto le dita lo scorrere del suo liquido.
Il getto finì: con un paio di contrazioni, le ultime gocce uscirono.
Allora lo feci girare di lato, mi misi accovacciato e passando la mano dentro i boxer, cercavo di farmi spazio per sentire il caldo delle sue palle. E poi ancora giù, fin quasi a toccare il buchetto.
Giulio intanto tornò ad essere eccitato e io, trovandomi davanti al suo cazzo in tiro, non riuscii a trattenermi e lo presi in bocca.
Ma lui mi disse: Gioele non qui. Potrebbe arrivare qualcuno. E poi non mi sento a mio agio; torniamo nello scompartimento.
Ma non aveva ancora finito di pronunciare la frase, che io preso da una smania incontrollabile, gli abbassai i pantaloni, e iniziai a spompinarlo con foga, facendo correre le mie labbra lungo la sua verga, dritta come un fuso; mentre con una mano gli toccavo le palle e con l’altra gli stimolavo il buchetto.
Giulio non si oppose anzi, piegò ancora le gambe, per permettere al dito di entrare nel culo e cominciò a muoversi nella mia bocca: sempre più veloce, con colpi vigorosi e inattesi, spingendomi il cazzo tutto in bocca ,fino al fondo.
L’asta vibrante, il respiro affannoso, i sussulti di piacere, erano eloquenti. E quasi inaspettatamente, con tremiti convulsi, mi regalò la sua sborra calda dicendo: godo, godooooooooo!
Il piacere provato fu grande anche per me, ma Giulio non mi aveva dato il tempo di sbragarmi, per cui trattenevo la sborra, che insistente voleva uscire dal mio cazzo.
Quando gli spasmi cessarono, lo tolse dalla mia bocca, mi guardò, mi sorrise e mi disse: grazie!
E’ stato molto bello. Ma adesso torniamo alla base.
Io risposi: si , ma non posso stare in questo stato! Non ti preoccupare Gioele, penserò anche a te! Vieni , torniamo nello scompartimento!
Erano ormai le quattro del mattino ed il treno restava inspiegabilmente vuoto.
Appena arrivati nello scompartimento, Giulio, tirò nuovamente le tende per oscurare la vista e mi disse: ok, mettiamoci di nuovo distesi.
Acconsentii perché ero curioso di sapere quello che voleva fare. Dopo esserci coperti , lui mi fece mettere su di un fianco, mi sbottonò, fece saltare il mio cazzo sopra l’elastico delle mutande e iniziò a fare!
Prima con le mani e poi con la bocca, che per essere quella di un ragazzino, era piuttosto esperta.
IL mio membro rispose subito al richiamo: la cappella consistente, si indurì nella sua bocca, e lui con maestria mentre mi titillava il glande, mi cingeva il cazzo con la mano. E, nel farlo entrare e uscire dalla sua bocca calda e umida, roteava il polso per procurarmi piacere!
Infatti il godimento era intenso, al punto che io gli dissi: se continui tra poco vengo.
Giulio si tolse la verga dalla bocca e disse a sua volta: non così, aspetta un attimo. Tirò fuori dalla tasca un preservativo e con maestria me lo srotolò sul cazzo duro: ormai vibrante e desideroso di godere!
Poi, anche lui si mise su di un fianco, sbottonò i suoi pantaloni, aprì ben bene i boxer e mi disse: dai mettimi il cazzo in mezzo alle gambe! Voglio sentire come è duro. Voglio sentirti godere e provare i tuoi colpi!
L’eccitazione cresceva, e la paura che arrivasse qualcuno, rinvigoriva il piacere. Ci allungammo tutti e due, uno di fronte all’altro. Giulio prese in mano il mio cazzo gonfio, e lo poggiò sotto le sue calde palle!
Mi avvicinai facendolo scivolare tutto mezzo alle sue cosce. Quando fu entrato tutto lui mi disse: tu non fare niente, ci penso io. Iniziò a muoversi, prima con colpi lunghi, intervallati da colpi brevi, poi roteando il bacino, aumentò la velocità.
Sto godendo, Giulio gli dissi, sei veramente bravo! Dai continua, continua, continua!!!
Siiiiiiiiii. Sto per venire! Sto per venire! Ah!!!
Un fiotto di sborra calda fuoriuscì violentemente dal mio cazzo per inondare le sue cosce accoglienti.
I gemiti erano trattenuti, ma il piacere intenso!
E dopo il primo getto, ne seguirono altri, finchè esausto lo strinsi ancora una volta, baciandolo intensamente!
Guardo l’orologio: 7.15: tra meno di un ora il treno sarebbe arrivato a bari!
Cigolando dinoccolato, alle 8,03 il treno si fermò nella stazione di Bari.
Eravamo ormai con le valigie in mano, nel corridoio del vagone: i nostri sguardi si erano incrociati più volte, ma nessuno dei due aveva più pronunciato parola. Allora io gli sorrisi, estrassi dal portafoglio un mio biglietto da visita e gli dissi: Io starò a bari fino a Domenica. Se ti fa piacere, potremmo andare a mangiare una pizza, una di queste sere! Giulio prese il biglietto, se lo mise in tasca e rispose: sarò ospite di mia sorella, non ti prometto nulla. Se trovo un po’ di tempo, ti telefono!
Il treno era fermo, e noi stavamo avviandoci verso l’uscita. Un ultimo sguardo, una calda stretta di mano.
Grazie per la bella nottata, gli dissi.
E lui: anche per me è stata bella; molto bella!
Ti ricorderò! Ciao Gioele.
Ciao Giulio, un bacio; virtuale!

sabato 19 marzo 2011

Racconti gay: Sudore e piacere

Mario, un altro mio compagno di squadra, era alto circa 1 m e 80, magro, con i capelli castani, gli occhi marroncini da cerbiatto, la bocca sottile e seducente. Le gambe erano lunghe e muscolose, il petto e le spalle larghe e forti, gli addominali scolpiti e seducenti che declinavano lievi fino alla proboscide che aveva tra le gambe; il sedere era piccolo, stretto e intrigante.
Dopo l’avventura con Francesco avevo cominciato ad osservarlo ad ogni allenamento: quando si lavava sotto la doccia, si spogliava e rivestiva, sudava e correva sul campo.

L’eccitazione cresceva giorno dopo giorno. Bramavo sempre di più la sua pelle liscia e chiara, le sue mani lunghe e delicate; sognavo di abbandonarmi sul suo grembo, di toccare quel culo e palpare quel cazzo. Decisi che sarebbe stato mio, che l’avrei posseduto… proprio come avevo fatto con Francesco.
Una domenica pomeriggio andammo a giocare una partita in trasferta. Faceva caldo e in campo si moriva per l’afa. Alla fine del primo tempo venni sostituito insieme a Mario e andammo negli spogliatoi. Lo vidi deluso per la sostituzione e distrutto dalla fatica.
Scendemmo negli spogliatoi, che erano ben lontani dal campo, ed entrammo nel nostro. Entrando gli cadde di mano la bottiglia che portava e si chinò per raccoglierla. Vedere il suo sedere proiettato verso di me agitò in un secondo i miei istinti. “Ti voglio e oggi sarai mio…” pensai entrando dopo di lui e chiudendomi la porta alle spalle.


Avevo 45 minuti per sedurlo e fare sesso con lui: decisi di non perdere tempo. Mi sedetti di fronte a lui e mi tolsi la maglietta. Lui era stanco e accaldato, il sudore gli colava dai capelli corti e sottili sul volto e sul collo. Si tolse le scarpette, i parastinchi e i calzettoni.
“Togli quella maglietta…” gli ordinai quasi telepaticamente.
Si versò un po’ d’acqua sul viso e bevve ancora, prima di sfilarsi la maglia leggera. Era tutto sudato e lucido.
Mi sporsi verso di lui. – Caldo?- gli chiesi quasi sottovoce.
-Abbastanza… sto bollendo!- rispose sorridendo guardandomi negli occhi. – E poi sono stanco morto… mi fa malissimo il collo e le spalle, non ne posso più. – concluse facendo roteare la testa e strizzando gli occhi per il dolore. Era la mia occasione.
- Vuoi che provi a farti un massaggio? – gli sussurrai all’orecchio mettendomi al suo fianco.
Lui mi guardò strano e si allontanò un po’. Poi si riavvicinò e mi diede la schiena, sedendosi a cavalcioni sulla punta del lettino dei messaggi, lasciando dondolare le gambe avanti e indietro e inclinandosi leggermente in avanti. Mi sedetti dietro di lui nella sua stessa
posizione e iniziai a toccarlo.

Gli massaggiai il collo e le spalle con forza e delicatezza. – Bravo, proprio lì…. Devo aver preso un colpo… ah sì…. – ero eccitatissimo.
Presi l’olio per i massaggi e glielo spalmai sulle spalle. Massaggiai un’area sempre più grossa e mi avvicinai sempre più al suo corpo. Le mani scesero lungo la schiena, fino ai fianchi. Lo massaggiai anche sul ventre e vidi che non solo non reagiva ma si abbandonava sempre più, proprio come Francesco sotto la doccia. Adesso sudavo anche io. Decisi di provare il tutto per tutto e avvicinai le mie labbra al suo collo.
Lo baciai, mordendolo con le labbra. Lasciò cadere la testa all’indietro facendola appoggiare sulla mia spalla. Lo baciai sulla bocca con leggerezza. Poi allontanai la mia faccia dalla sua. Fu lui ad afferrarmi per i capelli e mettermi la lingua in bocca. Lo limonai e lo scaraventai a pancia in su sul lettino. Mi misi a cavalcioni sopra di lui, cominciando a leccargli il petto e i capezzoli. Gemeva dal piacere. “Questo è niente…” pensai scendendo con la lingua fino all’ombelico.
Gli sfilai i pantaloncini e le mutande lasciandolo completamente nudo, sudato ed eccitato. Mi spogliai completamente anche io.


Ripresi l’olio per massaggiare e iniziai a spalmarglielo sulle gambe, massaggiandole dai polpacci, alle cosce, agli inguini. Mi riempii le mani di olio e afferrai il suo cazzo.
Il suo pene era lungo più di venti centimetri ed era duro come un’asta di ferro. Iniziai a menarlo e segarlo con la mano destra e a toccargli la coscia con la sinistra. Gemeva dal piacere e venne quasi subito con schizzi di sperma. Approfittai del momentaneo smosciamento del suo membro per coricarmi sopra di lui e fargli sentire la durezza della mia verga contro il corpo.

Mi strusciai avanti e indietro sugli addominali facendomi così una sega su di lui. Portai, muovendomi con un discreto ritmo, le mie labbra vicino alle sue e gli misi la lingua in gola. Smisi di masturbarmi con il suo corpo e decisi che era ora di penetrarlo: Mario era ormai abbandonato al piacere. Gli feci piegare le gambe con facilità e gliele divaricai, facendogli appoggiare le cosce contro le mie spalle. Infilai due dita cosparse di olio nel culo e gli aprii l’ano a poco a poco. Quando lo sentii abbastanza divaricato, mi misi tra le sue gambe, infilandogli il pene nel buchetto.
Senza accorgercene ci trovammo a scopare nella posizione del missionario e l’olio rendeva la cosa eccitante, facile e per niente dolorosa. Il sudore che prima era di fatica era diventato di piacere.
La mia lingua correva sui suoi muscoli, passando tra i pettorali, gli addominali e insistendo con i denti sui capezzoli turgidi e dritti. Il mio pene faceva il resto.
Il suo membro era tornato dritto e pulsava per il piacere.
Venne di colpo, riversandomi sul petto una cascata di sperma caldo. Ma io ne avevo ancora e continuavo a dimenarmi dentro di lui.
Quando sentimmo che stavo per venire, alzò la testa e mi infilò la lingua in bocca mentre aumentavo il ritmo della penetrazione.
Il mio sperma inondò il suo antro e il bacio soffocò le nostra urla di piacere. Venne insieme a me una terza volta.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso le docce dove continuammo a toccarci e leccarci, fino a quando sentimmo il fischio finale della partita.

giovedì 3 marzo 2011

Racconti gay: Chi di palpate alla patta ferisce...

Vi voglio raccontare...per confidarmi,questa storia accaduta realmente al sottoscritto circa un anno fa,nella fabbrica dove ancor'oggi continuo a svolgere la mansione di ELETTRICISTA.
Tra l'altro sono riuscito ed ho trovato il coraggio,di fare una PIPPA tra'le braghe ad un mio collega di lavoro sposato (di bell'aspetto e maschile,essendo molto villoso e barbuto,ma purtroppo maledettamente antipatico maleducato e ignorante)con dieci anni piu' di me'(io 33,lui 43),facendolo eccitare,sino a fargli bagnare mutande e calzoni.


La cosa e' successa per caso nel mese di luglio,mentre si lavorava in coppia nei tralicci ad alta tensione in quel di Badia,(vicino a Rovigo).Purtroppo era da soli 6 mesi che lavoravo in azienda,ed ero ancora novizio nel conoscere molto bene i miei colleghi di lavoro,poiche',ogni volta che mi mandavano a far manutenzione esterna,mi affidavano un collaboratore sempre diverso.Fatto sta'che quel giorno mi fu affibbiato Giulio,manovale di 43 anni che...visto di primo akito,non era niente male,ma cambiai subito idea quando salii con lui,sul camioncino che doveva portarci in aperta campagna polesana per effettuare la manutenzione di un traliccio,sopportando da subito(senza mai averlo visto prima)il suo volgare  comportamento(bestemmie,spintoni,e pacche forti dietro il collo da restare senza fiato.Vi giuro,non vedevo l'ora di arrivare a destinazione,sperando che Giulio se ne stasse giu'vicino al camioncino,e venisse ad aiutarmi solo quando necessario.Arrivati a destinazione,uscii per primo dal mezzo,approntai il necessario e incominciai a salire la scaletta di ferro.Mentre mi accingevo a sostituire un isolatore,mi accorsi che mi mancava una pinza particolare e dissi a Giulio:"Senti..per favore,mi porti su la pinza per gli isolatori?".Giulio mi fece un sorrisino stupido,quasi come volesse prendermi in giro e disse:"Certo piccolino!!Ho proprio voglia di divertirmi con te,ora te la porto subito".Infatti prese l'arnese e sali la scaletta per portarmelo,quando fu sotto di me,io cercai di chinarmi leggermente per poter prendere la pinza e divaricare le gambe per essere piu' stabile sulla scala,ma Giulio,mentre mi passava la pinza,mi infilo'inaspettatamente un braccio sotto al sedere palpandomi vigorosamente la patta per un paio di volte facendomi stringere le cosce dicendo:Fammi sentire se c'hai il PIPI grosso come il mio..bell'ometto...aha!!..aha!!..aha!!sei un uomo senza palle!!non hai niente qua sotto,te le ha mangiate il gatto!!Sei proprio un verginello dal pippetto piccolo???!!!".Purtroppo in quel frangente mi sentivo umiliato,piu'che infastidito dal farmi frugare tra le cosce in maniera inaspettata da uno sconosciuto,e a malincuore la voglia di licenziarmi era imminente.




Nulla comunque servi ad imprecare contro Giulio di dirgli di smetterla,poiche'subii poco dopo un trattamento analogo,proprio in sala mensa.Non mi accorsi purtroppo che Giulio era in coda proprio dietro di me perche'pensavo ancora a quello che mi era successo.
Anche questa volta fu troppo umiliante perche non feci neanche in tempo a prendere il vassoio che mi sentii da dietro e velocemente,due braccia pelose passare sotto le mie sentendomi afferrare a due mani tra la patta e le cosce.Non ebbi neanche il tempo di difendermi che mi sentii sollevare da terra col culo sulla pancia di Giulio che disse:"Mangia poco che senno PESI TROPPO cresce il pancino e ti scompare il PIPINO...AHA.!!AHA!!AHA!!Senno' come faccio poi io a divertirmi a pizzicartelo porcellino".E dopo avermi molestato e solleticato i genitali un paio di volte,mi lascio per terra umiliato un ennesima volta,e per lo piu' davanti ai miei colleghi,che tra l'altro aiutandomi ad alzarmi,mi consigliavano di non arrabbiarmi piu' di tanto e di prendere la cosa alla leggera,poiche era successo anche a loro di essere stati importunati da Giulio a quel modo.Restava il fatto che nessuno sapeva della mia omosessualita',e non lo sapeva neanche Giulio con la quale non avrei MAI OSATO tentare di fare le stesse cose che lui aveva fatto a me.Restava il fatto che in qualche modo,dovevo fargliela pagare,ma....come fare?!!Il giorno dopo vidi dalla finestra dell'officina,entrare dal portone dello stabilimento Giulio in abbigliamento estivo,com'era d'uso fare di solito quando era troppo caldo.Certo che,osservando tutta quella abbondante peluria nera che avvolgeva i suoi coscioni ben fasciati dai calzoncini corti,di certo me lo faceva indurire.Mi ero promesso pero',nel frattempo,di stare il piu' lontano possibile da lui,perche' temevo potesse tornare di nuovo alla carica.Infatti mi prese ancora una volta di sorpresa mentre stavo regolando i quadri elettrici,e ancor una volta,avvicinandosi senza che io me ne accorgessi e riuscissi a difendermi in tempo,mi afferro'diretto per la punta del pisello esclamando:"Porcellino!!non mi hai neanche salutato oggi,Hai paura che ti tasti il PIPPETTO he...AHA!!! AHA!!! AHA!!!.Ero furioso e da quel momento iniziai a vedere la cosa diversamente.



Decisi anch'io stavolta,di fargliela pagare in maniera porca.Finito l'orario di lavoro,andai di proposito a cambiarmi per primo,sapendo che Giulio dopo la doccia era l'ultimo ad andarsene.Mi nascosi,ed aspettai che indossasse la maglietta e i calzoni corti,ma il momento buono per vendicarmi era quasi arrivato.Mi feci coraggio ed aprofittai nel momento in cui Giulio,dopo la vestizione assunse una posizione vulnerabile mentre si allacciava le scarpe tenendo una gamba sopra una sedia e il CULO sollevato.Mi avvicinai da dietro,ed anche se le mani mi tremavano per l'emozione,di soppiatto senza tanti preamboli gli infilai le dita sotto al CULO TRA LE CHIAPPE acchiappandogli la patta,godendomi la reazione di Giulio che istantaneamente lascio i lacci delle scarpe e richiuse di scatto suoi ROBUSTI VIRILI E PELOSISSIMI COSCIONI,intrappolandomi la mano con piacere tra le sue DELICATISSIME PARTI INTIME BEN MORBIDE,lavate e profumate,e mentre me lo faceva venir duro urlava:"NOOOH....AHIA!!!HAAAAAA!!!..LE PALLE NO!!!...TI PREGO.....HAAAAAIIIAAA!!!!.Io ormai avevo Giulio in trappola.Pensate,un omone di 43 anni,con quasi 90 chili di peso per 1 metro e 89,che prostrato a terra a COSCIONI PELOSI BEN STRETTI attorno alla mia mano,mi implorava ormai umiliato di non molestargli la CAPPELLA.Io pero'ne approfittavo nel prendermi la soddisfazione di continuare a PALPARGLI IL CAZZO E I COGLIONI dicendogli:"SE NON LA SMETTI DI ROMPERMI I MARRONI;GIURO CHE CONTINUO A STRIZZARTI LA PATTA PER ORE FINO A CASTRAZZARTI LE BALLE!!!",divertendomi poi a guardare questo BARBUTO E IRSUTISSIMO OMONE come reagiva ad ogni mia LEGGERA STRIZZATINA DI CAPPOCCHIETTA nel restringere accucciato e ancor piu' umiliato le PELOSISSIME COSCIOTTE di MASCHIO ADULTO;IMPLORANDOMI DI NON PALPAZZARGLI PIU'la CAPPELLA,facendomi eccitare da morire.Fu cosi' che dopo ancora ripetute e succulente tastate di PATTA,sentii con piacere il suo PISELLO INDURIRSI TRA LE MIE DITA,e mentre continuavo a stuzzicarglielo riuscii a farglielo SBORRARE dentro i calzoncini.A quel punto lasciai la presa e Giulio che ormai sfinito e paonazzo esclamo':SEI UN PORCO VIGLIACCO!!!!",ma io aggiunsi:"MA TUA MOGLIE NON TE LA DA' MAI? E me ne andai lasciando Giulio con tutta la PATTA bagnata nello spogliatoio,mezzo intontito,intimandogli che se avesse ripetuto di rifarmi ancora degli scherzi di cattivo gusto,la prossima volta gli avrei tenuto in serbo un trattamento analogo.
Adesso sono cambiati i ruoli.Ora e' lui che ha paura di me.Pensate che se ci troviamo assieme in spogliatoio,ed io per scherzo gli azzardo QUALCHE AMICHEVOLE PALPATINA ALLA PATTA,Velocissimo si porta subito le mani tra le gambe,e stringendo le cosce per proteggersi gli ZIBEDEI esclama terrorizzato:"NO!!NO!!!!ALEX...!!?AHAIA..AHAAA!!!NOHHHAAA...NOOO!!NON TOCCARMI LE PALLE!!TI PREGO..NON TI HO FATTO NIENTE!!!???.