3 mesi dopo.
Con Armando, dopo quella domenica malandrina nella quale ho perso la mia verginità posteriore, ci sono stati ancora altri incontri, prima più frenetici, poi diradati. Come promesso ho ricambiato il piacere prendendo possesso del suo didietro e scopandolo come non mi era mai riuscito di fare con quella maledetta stronza di Elisa. Poi c’erano stati incontri più soft, dove ci facevamo dei lunghi 69, mi aveva posseduto ancora un paio di volte e altrettante io lo avevo violato nelle sue intimità.
Pian piano avevo capito che Armando era prevalentemente passivo e cercava un uomo di fatto attivo e io in quel periodo della mia vita non mi sentivo di esserlo. La storia con Elisa mi aveva lasciato di fatto insicuro di me e delle mie capacità di trovare un equilibrio sentimentale. Con Armando c’era stato un piacere e una ricerca di sesso quasi a sfogare tutte le tensioni affettive e di lavoro. Ma questo è un ragionamento che forse riesco a fare adesso a freddo, allora le cose non mi erano così chiare.
Io e lui avevamo preso a frequentare, durante la pausa pranzo, un nuovo bar che avevano aperto a mezzo chilometro dalla sede dell’azienda. Ci frequentavamo anche se non facevamo più sesso ormai da qualche settimana, era rimasta l’amicizia e il senso di complicità che le avventure passate avevano lasciato. Nel corso di questi incontri Armando mi raccontava la sua ormai lunga storia sentimentale e di amori, prevalentemente maschili (vedi la serie “Histoire d’A”).
Fu proprio mentre eravamo lì un giorno che comparve un ragazzo, giacca e cravatta, avrà avuto forse qualche anno più di me ma non tanti di più.
Sarà stato una spanna più alto di me, occhi verdi, un fisico robusto ma non flaccido, la testa rasata come il commissario Montalbano a nascondere una parziale calvizie. Si avvicina ad Armando e gli fa “Ciao bello! Come stai?” Armando si alza dal tavolino e lo abbraccia calorosamente “Antonio che sorpresa! Io sto bene e tu?” “Io alla grande! Ma ho sentito dire nel tuo giro che non ti fai vedere così spesso come prima. La causa è forse questo bel ragazzo?” e mi indicò. Mi sentii avvampare sia per quello che c’era come insinuazione sia per il complimento. “No, ho avuto molto lavoro. Un week end lo ho passato in ufficio e la causa è stata proprio lui ma perché è un mio collega nella nuova azienda dove lavoro” Ci presentammo “Io sono Matteo” “Piacere Matteo. Io sono Antonio, Tony per gli amici”, la sua stretta di mano era forte e decisa ma non violenta. Poi rivolto ancora ad Armando “Ma dove lavori adesso?” Cazzeggiarono un paio di minuti poi Antonio si scusò e disse di essere con clienti e ci salutò. Raggiunse un terzetto di signori in vestito e cravatta e con loro si dedicò a prendere qualche panino e una bibita.
Io ero curioso come una scimmia, volevo sapere quale era il “giro” cui si riferiva Antonio, chi era e cosa faceva. Armando mi raccontò che era capo area vendite di una azienda multinazionale che opera nel settore dei materiali elettrici. Sul “giro” capii che si riferiva agli amici con il suo stesso vizietto. Gli chiesi allora “Ma allora anche Antonio è gay?” “Non so se lo sia fino in fondo so solo che una volta mi è capitato di assaggiarlo e il mio culo ne porta un ricordo incancellabile!”. La cosa finì lì e ritornammo a lavorare.
In quel periodo avevo deciso di andare in piscina per cercare di perdere qualche chilo, anche se alla fine di tutta la fatica il risultato era che non ne acquistavo di nuovi. Il martedì e il venerdì sera, dopo il lavoro, raggiungevo una piscina non distante da casa mia e facevo quasi un’oretta di vasche a rana. Devo confessarlo: non sono uno sportivo! Un venerdì sera ero fermo al bordo della corsia per prendere fiato quando di si avvicina un nuotatore con eleganti bracciate a stile libero. Si ferma anche lui e mi fa “Ciao Matteo! Come stai?” Lo guardo interdetto, porta gli occhialini e con la cuffia non è facile riconoscere le persone. Si toglie gli occhialini e rimango colpito dai suoi occhi verdi e dallo sguardo allegro e un po’ ironico. “Ciao Antonio! Io sto bene e tu?” “Ah! Ah! Errore! Come mi chiamo? Mi chiamo Tony per gli amici e siccome tu sei amico di un mio amico allora sei anche amico mio!” Rido “Ok ciao Tony!” “Così va meglio! Anche tu qui a rilassarti un po’? Lo fai spesso?” “Ma sai non sono un campione è più per cercare di tenermi in forma. Vengo un paio di volte alla settimana, martedì e venerdì” “Bene, mi piacerebbe conoscerti meglio. Cosa ne dici se ci troviamo martedì dopo la piscina e andiamo a farci una pizza?” Rimasi interdetto. Ma chi era costui che cercava di attaccare bottone con me? La prima reazione fu di fastidio per la mia privacy violata “Accidenti proprio martedì non posso perché ho un altro impegno e non vengo neanche in piscina!” Poi subentra il rimpianto Arrossisco e lo guardo un po’ preoccupato di vedere se ha mangiato la foglia ma lui risponde in maniera solare come se questa cosa non lo avesse nemmeno scalfito.
“Non ti preoccupare ci sarà sicuramente un’occasione per farlo un’altra volta.
Ora riprendo a nuotare! Ciao” Inforcò gli occhialini e partì con potenti bracciate a solcare la corsia. Ripresi anch’io il mio lento nuotare a rana su e giù fino a che non terminai la mia oretta di esercizio. Andai alle docce, presi sapone e shampoo e mi spogliai lasciando l’accappatoio appena fuori dal locale. C’erano quasi tutte le docce occupate e trovai solo un posto in fondo. Dopo che ero stato con Armando avevo cominciato a guardare di sottecchi gli attributi e i glutei dei miei compagni di doccia e pensavo a come doveva essere o infilarsi in quelle belle chiappe tornite o come doveva essere duro e piacevole quell’uccello che pendeva e mi sbirciava malizioso.
Avevo fatto una lenta carrellata anche questa sera e mi disposi a insaponarmi i capelli quando scorsi Tony entrare nel locale e avviarsi deciso verso di me, anche perché non c’erano molti altri posti liberi. Un cenno di saluto e via anche lui con le abluzioni. Lo avevo nudo davanti a me e non potei fare a meno di ammirarne il fisico. Aveva due spalle larghe, una bella pancetta e due pettorali significativi. Le gambe erano massicce e muscolose, emanava una immagine molto “maschia” soprattutto perché il suo affare si presentava decisamente interessante. Pur essendo stato compresso dal freddo dell’acqua della piscina presentava una consistenza non trascurabile ed era corredato di due attributi importanti. Ne ebbi la conferma presto perché cominciò a lavarsi e si passava e ripassava le mani sull’uccello tirandolo fino alla punta. Quando ebbe occasione di girarsi vidi due glutei molto ben formati che ricordavano quelli delle statue del rinascimento. Mi fissava con uno sguardo che non sapevo classificare, un misto di sfida, di esibizione e di mascolinità.
Non so cosa scattò in me ma cominciai a lavarmi come se stessi accarezzandomi il corpo per farlo ammirare, poi buttavo la testa indietro per ricevere in viso tutto il getto d’acqua, quindi ritornavo a guardarlo, ma non c’era sfida nel mio sguardo, solo un muto interrogativo. La folla degli altri utenti di doccia stava rapidamente scemando e rimanemmo in breve solo io, lui e un ragazzotto rosso di capelli, ma dopo un minuto si allontanò anche questo. Mi si fece vicino e mi chiese “Mi insaponeresti la schiena?” E senza neanche aspettare la risposta mi volse le spalle. Riempiendo di sapone liquido le mani gli dissi “Sai non sono molto esperto” “Non ti preoccupare, certe cose si imparano …” cominciai a far scorrere le mani insaponate su quella schiena possente e ben formata. Mi colpì soprattutto la sericità della pelle e la consistenza dei muscoli che mi capitava di toccare. In realtà non lo stavo pulendo lo stavo solo accarezzando ma forse gli bastava questo. Mi arrestai quando giunsi alla base dell’incavo che divide la schiena dalle chiappe e non osai nemmeno sfiorare quei glutei scultorei.
Si girò e con un sorriso mi fece “Posso ricambiare?” con un tono che non si aspettava repliche e io non obiettai ma mi girai e attesi il contatto con le sue mani. Esse mi ghermirono con una fisicità che avevo provato solo quando Armando aveva cercato di trasmettermi il desiderio che provava per me. Fui percorso da un brivido e lasciai che esso percorresse vorace ogni centimetro quadrato della mia pelle Continuavo intanto a insaponarmi il petto e a cercare di reprimere il principio di erezione che avvertivo nelle parti basse. Le sue mani si arrestarono un attimo proprio lì dove cominciano le chiappe, fecero rifornimento di sapone, poi proseguirono ghermendo le mie due estremità e passando con estrema naturalezza lungo il solco fino a fermarsi all’ingresso del buchino. Un dito con una certa nonchalance provò anche a bussare ma era tanto che non facevo sesso di dietro e quindi si dovette ritirare in buon ordine.
Sentii la sua bocca avvicinarsi al mio orecchio e sussurrarmi con una voce che mi sembrò più roca del solito “Ti ho lavato bene la schiena? Vuoi che ti lavi da qualche altra parte?” e mentre diceva questo una mano attraversò la divisione tra il braccio e il tronco e cominciò ad accarezzarmi vogliosa la tettina destra. Con la voce rotta dall’emozione per le sensazioni che stavo ricevendo risposi “Sì bene. Ora basta ti prego!” Si sentì contemporaneamente il chiacchierare di due ragazzotti che stavano arrivando e ci dividemmo un attimo prima che essi entrassero nelle docce. Tony restò ancora un minuto in doccia continuando a fissarmi come se mi stesse radiografando. Ora aveva anche un principio di erezione e non potei non essere colpito dalla forma che stava assumendo il suo uccello: molto tozza ed estremamente nodosa e ricca di venuzze e di dolci asperità.
Lo seguii con lo sguardo ammirando anche l’eleganza delle sue chiappe nell’incedere verso l’uscita. Non passò inosservato ai nuovi arrivati che, appena fu passato, cominciarono stranamente a menarsi contemporaneamente la tega quasi fosse quella la parte del corpo più importante da lavare. Aspettai un paio di minuti, anche per evitare di ritrovarmi nello spogliatoio assieme a lui, poi mi avviai anch’io, radiografato con attenzione dai due ragazzotti.
Non so perché ma questo fatto che il mio corpo fosse ammirato mi colpì e, forse inconsciamente, ancheggiai un po’ uscendo. Quella sera a casa mi chiesi una volta di più cosa mi stava succedendo. Per quello che era capitato con Armando mi ero dato delle spiegazioni e queste mi avevano dato un certo equilibrio mentale. Ma adesso? Mi lasciavo palpare senza dire niente e anzi rimanendone gratificato. Lasciavo che gli altri guardassero il mio corpo senza provarne vergogna anzi quasi esibendolo con soddisfazione.
Anche quella notte ebbi un sonno agitato e il mio sogno dominante era quello di afferrare la nerchia di Tony e segarla fino a che diventava enorme (almeno nel sogno era così) e mi prendeva la paura perché pensavo che non avrebbe mai potuto entrare nel mio culetto! Mi svegliai umido di polluzione notturna. Da quel giorno cominciai a comportarmi in maniera diversa dal solito, appena ne avevo l’occasione mi passavo il dito attorno al buco del culo, indugiavo e provavo a forzarlo per vedere se era ancora elastico come quando avevo fatto sesso con Armando. Mi dicevo che non aveva niente a che fare con Tony e quello che aveva scatenato in me, ma non potevo fare a meno di pensare a Tony e al suo uccello.
Per la prima volta, dopo quanto c’era stato con Armando, avevo voglia di fare sesso con un uomo, volevo fare mio quel cazzo bitorzoluto e segarlo e succhiarlo fino a spremergli l’ultima goccia di nettare. Poi pensavo anche che lui avrebbe voluto il mio culo, me lo aveva fatto capire con il suo modo di fare, e mi sentivo uno strano prurito prendermi da dentro la mia intimità. Avevo detto che martedì non sarei andato in piscina e ci andai mercoledì ma rimasi inquieto come non mai. In realtà non vedevo l’ora che arrivasse venerdì perché avevo la certezza che anche lui ci sarebbe stato e …
Il venerdì smisi di lavorare un po’ prima del solito (tanto facevo sempre 9 o 10 ore al giorno), e andai a casa a prepararmi per la piscina (di solito non lo facevo perché mi portavo dietro la sacca con tutta la roba. Mi ricordai di qualcosa che mi aveva confidato Armando e allora mi feci un clistere con la camomilla per svuotare l’intestino e ammorbidire le pareti. Cazzo mi sentivo proprio come una ragazzina che esce per la prima volta con il ragazzo che gli piace! Solita trafila, in piscina e via a fare vasche a rana. Mi fermavo e guardavo in giro se lo vedevo, ma niente! Eravamo quasi alla fine della mia ora di nuoto e un peso allo stomaco mi stava prendendo. All’improvviso dalla piscina accanto, che era olimpionica e frequentata dai più bravi, emerse una figura che si diresse verso la mia piscina, quando fu all’altezza della mia corsia si chinò verso di me e togliendosi gli occhialini mi apostrofò “Questa sera non hai scuse per opporti ad una sana pizza! Ciao Matteo” Arrossii violentemente anche per il sollievo di vederlo “Ciao Tony! Che bello vederti!” “Si va bene ma la pizza?” “Oh la pizza! Ah certo va bene” Mi stavo comportando proprio come un cretino!
Ci avviamo alle docce. Si capisce da come mi guarda che Tony mi scoperebbe lì sul pavimento, uno sguardo che accarezza ma anche penetra ogni centimetro quadrato del mio corpo e che stranamente mi fa sentire eccitato e desiderato al tempo stesso.
Lo guardo anch’io, non con la sfrontatezza che lo contraddistingue, ma con una luce di tenerezza e di disponibilità che cerco di trasmettere. Ancora una volta il solito giochino del lavarci la schiena a vicenda ma senza affondare più di tanto a causa dell’alta percentuale di presenti nel locale. Poi la scelta della pizzeria, equidistante da casa mia e casa sua e comunque conosciuta. Ci avviamo con le nostre auto e quando entriamo veniamo accolti come se fosse entrato l’imperatore o un cliente importantissimo. Tony saluta tutti i camerieri ed a un certo punto anche il padrone fa capolino per salutarlo e scambiare un paio di battute. Sedendoci Tony mi confida che qui porta spesso dei clienti a mezzogiorno e quindi gode di una reputazione di buon pagatore (con i soldi dell’azienda) che lui sfrutta anche per le sue cene personali.
Cominciamo a chiacchierare e sembra che ci conosciamo da una vita. Tony è brillante, quando parla ti trascina, ma è anche un ascoltatore attento e profondo nelle sue osservazioni. Mi trovo bene e così l’atmosfera scivola verso l’intimità e la piacevolezza. Merito anche delle pizze, veramente squisite, della birra di qualità, del limoncello, ad un certo punto Tony mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Ma con Armando sei solo un collega di lavoro?” Forse arrossisco, ma, memore anche di quello che mi ha detto Armando di Tony, decido la carta della sincerità. “No. Adesso siamo anche amici perché mi ha aiutato quando la mia morosa Elisa mi ha lasciato per il suo capo. Ma ora siamo solo amici.” Sottolineo la parola solo e dal sopracciglio che si muove vedo che Tony ha colto la sfumatura. Allunga la mano sul tavolo e la posa sulla mia avvicinandosi al mio viso. “Matteo, mi piaci. Non so ma con te mi sono trovato bene e credo che tu sia una persona a posto, non uno stronzo che da il culo al primo arrivato solo perché ha un po’ di prurito. Vorrei fare l’amore con te e poi … chissà che non troviamo una intesa anche su altre cose …” Sono colpito, mi sembra di essere una damigella dell’ottocento corteggiata da un cavaliere bello, simpatico ma anche un po’ sfrontato e non se se fare la smorfiosa o seguire quello che mi suggerisce il cuore e l’istinto.
“Dove andiamo?” è la mia risposta. La scelta cade sull’appartamento di Tony (anche perché io sono curioso di scoprire dove abita e com’è casa sua). Ma non è che ho preso dei “vizi” femminili? Entriamo, mi mette una mano alla base della schiena e mi porta verso una terrazza. Attraversiamo un salotto arredato con mobili moderni e funzionali. Giunti sul poggiolo ammiro lo spettacolo della città di notte intorno a noi, i caseggiati illuminati, i viali percorsi da auto nervose e guizzanti. Tony mi si avvicina e con la bocca vicino al mio orecchio mi sussurra “Ti desidero” e comincia a succhiarmi il lobo. Mi giro verso di lui le labbra socchiuse pronte a ricevere la sua bocca famelica che dolcemente comincia a tormentarmi. Le sue mani mi stringono delicatamente ma con decisione a lui e cominciano ad accarezzarmi il corpo. Sembrano volersi impadronire di ogni centimetro quadrato.
La sua voce roca dal desiderio mi sussurra “Rientriamo” e io lo precedo nel salotto. Mi prende per mano e fissandomi negli occhi mi conduce nella stanza da letto dominata da un grande guardaroba con le portiere a specchio. Mi slaccia la camicia e me la toglie, poi fa lo stesso con la sua. Io non ho il coraggio di muovermi, di svolgere un ruolo attivo in questa faccenda, lascio, con un sottile piacere, che lui svolga tutte le incombenze quasi fosse compito del cavaliere adoperarsi perché la dama sia soddisfatta in tutto e per tutto. Quando siamo nudi mi spinge dolcemente verso il letto. Guardo ancora una volta il suo corpo che ho ammirato in piscina, che ho accarezzato alle docce e che ora è pronto a darmi un piacere cui non sono abituato e a cui mi avvicinato Armando. Per un attimo mi sfiora il pensiero della prima volta con Armando, quando il dolore per la perdita di Elisa mi aveva abbattuto completamente. Ora no, oggi sono cosciente di cosa mi succederà e voglio sentire e percepire fino a fondo per capire, capire se il sesso con un uomo può rappresentare per me una ragione o se è stato solo un incidente di percorso.
Siamo distesi sul letto ma Tony non cerca ancora di possedermi, si sta dedicando invece a carezzare, baciare, succhiare ogni centimetro del mio corpo, che, sotto questi stimoli inattesi, prende vita e presenza nella mia mente. Ora avverto l’esistenza di tutto il mio corpo e ho come acceso migliaia di sensori lungo tutto esso. Si sofferma a lungo a titillare e a mordere i miei capezzolini. Quando poi mi palpa godurioso le tettine mi sento proprio posseduto e desiderato. L’uccello di Tony mi balla davanti gli occhi e non resisto. Lo ghermisco alla base e me lo porto alle labbra. La mano, la lingua, la bocca assaporano il contatto con la sua superficie scabrosa, le vene, il tronco nerboruto. Cresce nelle mie mani e la sua dimensiona mi impressiona perché non è molto più lungo rispetto al mio, ma è comunque ben più largo. Un brivido mi schizza dalla base del culo su fino al cervello quando Tony comincia a succhiarmi la rosellina posteriore. Lo fa con una intensità tale che sembra volermi rovesciare fuori gli intestini, ma poi la sua lingua rugosa viene a lenire i tessuti violati.
Chiudo gli occhi e lascio che Tony faccia tutto il lavoro preparatorio mentre io mi accontento di gingillarmi serenamente con il suo nodoso randello. Con il gel mi ha lubrificato per bene, prima per fuori, poi introducendo prima un dito, poi due e infine tre. Lavora sistematicamente a stancare i muscoli a difesa della mia più profonda intimità e al tempo stesso prepara i tessuti al movimento che li vedrà a breve protagonisti. Mi sento salire in gola un piccolo rantolo di piacere perché questo lavorio sta sfaldando qualsiasi difesa la mia mente e il mio corpo abbiano, anche inconsciamente, posto a baluardo della mia profondità. Sento il rumore di un involucro che si lacera e percepisco, più che vedere, la vestizione con un preservativo del mio futuro profanatore.
Ora Tony ha abbandonato la posizione a 69 e si è portato con il suo viso a pochi centimetri dal mio. I suoi occhi sorridono ma al tempo stesso mi guardano con dolcezza: non pensavo che un uomo così deciso e “macho” fosse capace di tanta tenerezza. “Lo vuoi?” Gli sussurro un “Sì!” e lui mi tranquillizza “Se senti male dimmelo che mi fermo”. Ora è sopra di me e mi ha preso le gambe portandosele sulle spalle, io allargo con le mie mani le natiche il più possibile e sento l’ospite che bussa alla porta. Resto lì con i muscoli tesi, poi è questione di un attimo e muovo lo sfintere come se dovessi evacuare, e la sua cappella si introduce. Si ferma e continua a fissarmi con il suo sguardo pieno di desiderio, di dolcezza, anche di ironia, pronto a cogliere qualche segno che potesse guidarlo nella prossima azione. Dopo qualche istante se ne esce! Ma poi rientra sempre solo fino alla cappella. Prosegue con questo gioco fino a che, improvvisamente mi ritrovo metà del suo cazzo piantato dentro. Ho un colpo al cuore e mi irrigidisco.
Quando capisco che non continuerà la sua avanzata mi rilasso e sento che cerca di uscire, poi rientra un po’, poi due centimetri in fuori e uno in avanti. Dopo essere uscito del tutto si riposiziona e ricomincia l’avanzata. Fino a metà dell’asta e poi via di nuovo, la volta successiva non si ferma a metà ma prosegue avanti fino a raggiungere completamente il fondo. Sento i tessuti tesi al massimo, i muscoli che quasi gridano per lo sforzo, ma non si può chiamare dolore profondo quello che sento. L’attenzione è rivolta al fastidio che mi nasce dal culo ma pian pianino cresce la consapevolezza che sto ospitando dentro di me un bel bastone di carne pulsante, dura, calda. Tony sospinge i fianchi con un movimento circolare, quasi a voler allargarmi ancora di più il buco, poi ricomincia con la sua uscita strategica fatta di passi indietro e passi avanti. Mi sento sfinire da questo movimento che mi sta sgretolando tutte le difese, le remore, i dolori e sta invece aprendo il terreno al piacere. Dopo che Tony ha fatto questa manovra per 4 o 5 volte, avverto quasi un prolasso del mio retto ormai ridotto a caverna umida e ospitale per l’arnese del mio amico, sento che non ho più difese e avverto la voglia di sentirmi solo ed esclusivamente pieno, pieno di lui.
Lo capisce un attimo prima che glielo dica e mi chiede “vuoi che ti sfondi il culo” Gli urlo il mio sì con tutto il desiderio che sento salire dai miei lombi. Allora comincia la lenta e maestosa cavalcata dentro di me, non esce mai completamente, tiene sempre dentro di me almeno la cappella, su e giù, dentro e fuori. Non sto capendo più niente, sono solo un fascio di nervi che scaricano al cervello una montagna di sensazioni, e la fonte di questo piacere è collocata lì, all’ingresso delle mie intimità. Mentre Tony ansimando sempre più forte continua a muovere il suo pistone nel mio culo, sento un’ondata di caldo che sale dai miei lombi fino a travolgere tutto il mio corpo squassandolo con un orgasmo che mi lascia senza fiato. Ancora pochi colpi sempre più rallentati e anche Tony si ferma ansimando il viso stravolto dal piacere che lo devasta.
Dopo la frenesia, mentre i tessuti si ritirano e tornano lentamente alle loro sedi naturali, viene il momento della tenerezza, quella con cui Tony si abbassa su di me e mi bacia. Lo abbraccio forte e lo tengo stretto a me quasi volessi dirgli: non ti lascio più perché sei il mio uomo.